2015-10-20 14:12:00

Card. Filoni: in dottrina c'è continuità non contraddittorietà


Ultima settimana di lavori al sinodo dei vescovi. Oggi pomeriggio in aula le relazioni dei circoli minori sulla terza parte dell’Instrumentum Laboris relativa a “La missione della famiglia oggi”. Per un bilancio su quanto svolto finora il nostro inviato, Paolo Ondarza, ha intervistato il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli:

R. – È un bilancio ancora relativo, perché non siamo alla conclusione. Direi, con un’immagine, che è come un mosaico che ancora si sta componendo: ognuno porta la sua piccola tessera, e alla fine poi il Santo Padre sarà l’ultimo artista che metterà la pietra finale su questo disegno che sta venendo fuori.

D. – In molti hanno sottolineato il clima di fraternità e di collegialità di questi giorni, pur nelle diversità: si riuscirà a trovare una sintesi? Soprattutto su quei punti che, chiaramente, hanno catalizzato maggiormente l’attenzione a livello esterno, ma che comunque hanno trovato un loro spazio anche qui, nell’Aula del Sinodo?

R. – Certamente, su alcuni punti ci sarà una convergenza abbastanza ampia, comune. Su altri probabilmente le idee potranno anche rimanere diverse, ma questa non è una questione del Sinodo. Se noi guardiamo un po’ alla storia della Dottrina della Chiesa vediamo che non è da oggi: già dai tempi apostolici, troviamo situazioni in cui gli Apostoli sono intervenuti per il bene della Chiesa, per la salvaguardia della fede. E poi tutta la storia della Chiesa è stata sempre – a volte con più accenti, a volte con meno accenti – ma è stata sempre attraversata da queste opinioni. Quindi, in questo senso, le opinioni rimangono, diciamo, sacrosante, positive, perché arricchiscono. Ed è un capitolo sul quale mai si può dire: “Ecco, è chiuso, è definitivo, non c’è più altro da fare”. La prassi non è una dottrina: la Dottrina riguarda l’indissolubilità del matrimonio, ma la parte pastorale è quella che vive e si relativizza anche alle situazioni, naturalmente con un principio, come diceva anche Papa Benedetto XVI quando parlava del Concilio: “C’è una continuità, non c’è una contraddittorietà all’interno della Dottrina”.

D. – Il legame che c’è tra il Sacramento nuziale con il significato della Comunione sacramentale – quindi la donazione totale di Cristo alla Chiesa – resta il fondamento alla base della indissolubilità o piuttosto è un ideale che viene proposto e quindi suscettibile di modifiche a livello dei singoli episcopati?

R. – C’è da dire che c’è una sacramentaria, una storia della sacramentaria, che noi non è che possiamo cambiare dall’oggi al domani. Poi, ci sono situazioni che – effettivamente – possono avere una valutazione diversa, perché si tratta a volte del coniuge ingiustamente penalizzato, di situazioni particolari che la Chiesa deve valutare. Ma non parliamo della normalità: parliamo di situazioni eccezionali nelle quali la Chiesa ha sempre avuto, anche da un punto di vista della dottrina morale, un’attenzione particolare. Quindi, io non focalizzerei come se tutta la questione fosse lì. Il fatto stesso che, per esempio, anche una coppia non regolarmente sposata, possa partecipare alla vita della Chiesa – e prendo per esempio la partecipazione alla Messa della Eucarestia – non è una cosa secondaria: per esempio, il partecipare a un atto di culto come l’ascolto della Parola di Dio, che ha un’efficacia e una sua dimensione, anche pedagogica, all’interno della vita di quella coppia e nella realtà. Non è secondario il fatto che una coppia non regolarmente sposata si integri nella realtà della dinamica della Chiesa: il servizio dei poveri, il servizio degli altri, la testimonianza anche della propria vita in relazione a ciò che si vive… Perché, in genere, ci sono anche delle sofferenze la cui testimonianza è di aiuto: voglio dire che c’è poi una ricchezza all’interno della partecipazione alla vita della Chiesa che non si può ridurre esclusivamente a “Comunione sì, Comunione no”.








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