L’Alta Corte dello Stato indiano del Chhattisgarh ha annullato il bando delle attività religiose missionarie non indù, imposto lo scorso anno nel distretto di Bastar, perché “viola il diritto fondamentale a esercitare e diffondere la propria religione”. Il giudice Manindra Mohan Shrivastava ha ordinato la rimozione del bando dopo aver valutato le petizioni del Chhattisgarh Christian Forum e di altre associazioni cristiane. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), commenta all'agenzia AsiaNews: “Il Gcic accoglie con favore la decisione dell’Alta corte. Il diritto alla libertà religiosa è garantito dalla Costituzione a tutti i cittadini dell’India. Ma tale diritto viene negato in modo sistematico alla vulnerabile comunità cristiana”.
Il decreto vietava ogni attività religiosa non induista
Nel luglio 2014 il consiglio locale (gram sabha) del villaggio di Sirisguda ha approvato
una risoluzione con cui metteva al bando riti, culti e pratiche diverse da quelle
indù. Un provvedimento, si legge nel comunicato, adottato per “fermare le conversioni
forzate perpetrate da alcuni attivisti stranieri”, i quali userebbero un “linguaggio
diffamatorio nei confronti delle divinità e delle tradizioni indù”. Per questo motivo,
il consiglio proibiva, in base alla Sezione 129 (G) del Chhattisgarh Panchayat Raj
Act, “ogni attività religiosa come la preghiera, le assemblee e la propaganda”.
Il provvedimento contrastava con la Costituzione indiana
Attivisti e associazioni cristiane hanno però contestato il principio secondo cui
la legge statale non può prevalere sulle norme contenute nella Costituzione indiana.
Essi hanno inoltre condotto un’azione legale per negligenza contro i funzionari che
hanno adottato la risoluzione, in quanto incompatibile con le leggi in vigore. Lo
Stato tra l’altro presenta già da tempo nel suo ordinamento una cosiddetta “legge
anticonversione” (Chhattisgarh Religion Freedom Act 2006); il provvedimento richiede
a chi vuole cambiare religione di informare con un mese di anticipo il magistrato
distrettuale, a cui spetta la facoltà di conferire o meno il permesso di convertirsi.
In Chhattisgarh, cristiani soggetti a boicottaggio economico e sociale
A tal riguardo, Sajan K George commenta: “Il Gcic è molto preoccupato per questa ondata
di aggressioni nella comunità tribale del Chhattisgarh da parte dei fondamentalisti
che sostengono l’ideologia Hindutva. I cristiani sono soggetti a boicottaggio economico
e sociale, vengono discriminati e persino aggrediti nelle loro case durante le preghiere
private. Spesso gli viene negato l’accesso al cibo e alle fonti idriche”. L’attivista
racconta infine che nei giorni scorsi Dinesh Kashyap, un membro del Bjp (Bharatiya
Janata Party, partito nazionalista indù), ha visitato il villaggio di Madota (nel
distretto di Bastar) e ha guidato una cerimonia di riconversione all’induismo di 35
cristiani da poco convertiti. “I 35 neo-cristiani hanno annunciato il loro ritorno
all’induismo. Questi episodi di Ghar wapsi (ritorno a casa, ndr) vengono condotti
con impunità”. (N.C.)
All the contents on this site are copyrighted ©. |