2015-10-19 14:47:00

Belletti: nuove regole per le unioni civili, no all'adozione


Prosegue in Italia il dibattito sul disegno di legge sulle unioni civili: "La famiglia e' un'altra cosa": ha commentato in merito il cardinal vicario Agostino Vallini, ribadendo la sua contrarietà. Tra i punti piu' delicati, l'adozione dei figli. "Il governo fara' le sue scelte, ma bastava il codice civile", ha sottolineato il porporato. Ieri mons. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, in un’intervista ha auspicato che il parlamento faccia attenzione alla famiglia fatta di padre, madre e figli, pilastro della società. D’altra parte, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha riconosciuto la libertà di coscienza all’interno del Pd su alcuni punti centrali della proposta, prima fra tutti l’adozione alle coppie gay, la cosiddetta "stepchild adoption". Molti criticano il fatto che l’Italia non abbia ancora regolarizzato le unioni civili, a differenza di altri Paesi europei, si tratterebbe dunque di un ritardo da colmare. Adriana Masotti ne ha parlato con Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari:

R. – Io credo che intanto ci sia una particolare originalità dell’Italia che andrà custodita. Il nostro popolo ha modelli economici, modelli culturali che sono particolari, legati proprio alla sua storia. Per esempio, abbiamo un sistema di microimprese che è molto importante. Sembrava che l’Europa ci volesse far diventare tutti delle grandi aziende come in Francia. Quindi, anche su questo tema che è molto vicino alla vita quotidiana delle persone, bisogna rispettare maggiormente il nostro sentire. E da questo punto di vista, il fatto che manchi una legge che riconosca il matrimonio tra persone dello stesso sesso lo considero un fatto positivo. Non tutto il cosiddetto progresso va davvero a tutela dei valori giusti. Secondo me, ci vuole una regolazione delle relazioni affettive tra persone dello stesso sesso, ma non certo un matrimonio.

D. – Nodo cruciale della legge in discussione è l’adozione alle coppie gay. Intanto perché l’uso di termini inglesi “stepchild adoption” per dire l’adozione del figlio preesistente di un componente della coppia: le sembra giusto utilizzare parole poco comprensibili agli italiani, pensando poi che ci potrebbe essere un referendum?

R. – Questo è un difetto di tanta nostra letteratura, dobbiamo un po’ rassegnarci a questo. Vedo invece il nodo reale su quest’idea di rappresentazione dei diritti del bambino. Qual è il diritto del bambino? Quello dell’avere un papà e una mamma e quindi su questo l’ipotesi di un’adozione diretta da parte di coppie dello stesso sesso la vedo molto problematica. Insomma, il punto sulla “stepchild adoption” è assolutamente non condivisibile.

D. – Però, sarebbe importante che fosse chiaro quello che la legge prevede e quello che invece continua a vietare. Forse questa chiarezza non c’è…

R. – La legge interviene esclusivamente su una fattispecie molto circoscritta, che è un figlio naturale di uno dei due di cui queste persone legate da unione civile diventano genitori. Il tema della continuità educativa nelle relazioni di cura di cui un bambino è fatto oggetto è un tema serio, quindi non si tratta di dire “no” in assoluto. Rimane una domanda grande. La differenza sessuale è un valore irrinunciabile per il benessere di un bambino. Quindi, storie particolari possono essere trattate in un certo modo, ma questo non può portare ad affermare che non serve la differenza sessuale. Un’ipotesi che non mi sembra da buttare via è quella del non dare l’adozione ma dare un affidamento prolungato. E’ una proposta che distinguerebbe in qualche modo la responsabilità di cura rispetto alla possibilità di usare questa adozione come un cavallo di Troia perché di fatto, in quasi tutti i Paesi europei, introdurre questo primo livello ha generato poi l’adozione tout court e quindi anche l’utero in affitto…

D.  – Mons. Galantino ieri in un’intervista ha denunciato tanto impegno della politica per le unioni gay, poco o nessuno per le famiglie tradizionali in Italia, è d’accordo?

R. – E’ stato un grande conforto questa posizione di mons. Galantino. E’ un tema che noi come Forum abbiamo rivendicato dal 2010. Purtroppo, questa centralità del dibattito sui cosiddetti diritti civili ha cancellato la responsabilità del fare davvero politiche di equità per le famiglie. Nel 2012, è stato approvato un piano nazionale delle politiche famigliari dal governo italiano che è rimasto lettera morta. Qui non si tratta di contrapporre le due cose, ma è sorprendente che chi chiede il diritto di sposarsi per le persone omosessuali non abbia fatto assolutamente niente per proteggere la stragrande maggioranza delle famiglie italiane. Quindi, c’è qualcosa che non va.

D. – Mons. Galantino sicuramente sa che con le sue parole rischia di essere accusato di ingerenza. Come fare perché non ci sia un’alzata di scudi e il dialogo possa rimanere aperto e sul piano laico, civile…

R. – Io ho visto l’intervista di mons. Galantino ed è stato molto prudente, in punta di piedi, nel dire quello che pensava davanti a una domanda esplicita. Questo non è un tema in cui la Chiesa difende la propria posizione: questo è un tema dei cittadini italiani, è un tema dell’articolo 29 della nostra Costituzione, ci interessa tutti., e io sono convinto che questa idea del matrimonio, della famiglia fondata sulla differenza sessuale, sia un bene comune per tutti, credenti e non credenti nel nostro Paese. Ci mancherebbe che qualunque persona in Italia non possa dire il suo punto di vista sulla realtà. Quindi, nessuna ingerenza, ma un contributo a un dibattito che interessa tutti i nostri cittadini.








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