Dopo il capolavoro “Inside Out”, la Pixar presenta un nuovo cartone animato sull’amicizia e l’adolescenza, “Il viaggio di Arlo”. Il pubblico della decima edizione della Festa del cinema di Roma ha potuto visionarne circa 30 minuti, in anteprima mondiale, alla presenza di uno degli autori. Per noi c’era Corinna Spirito:
“Il viaggio di Arlo” è un’originale storia di formazione, un’avventura verso la scoperta di se stessi e il racconto di un’amicizia stravagante e profonda. Quella tra Arlo, un dinosauro adolescente, e il suo cucciolo Spott, un bambino, che si comporta proprio come un cagnolino. Ne ha parlato alla Festa del cinema di Roma Kelsey Mann, story supervisor del film
R. – It’s not really a dinosaur movie. We tought Arlo is a boy…
Non è veramente una storia sui dinosauri: è la storia
di un ragazzo e del suo cane. Soltanto per caso il ragazzo, Arlo, è un dinosauro.
Quello che facciamo è guardare alla nostra vita. Parliamo del modo in cui ci siamo
sentiti quando avevamo quell’età, o delle paure che abbiamo per i nostri figli. Abbiamo
scoperto questa verità e abbiamo cercato di portarla sullo schermo, in modo che ognuno
possa rapportarsi a essa.
Ci sono voluti cinque anni di lavorazione per realizzare “Il viaggio di Arlo”, un cartoon che catapulta in un mondo inedito in cui dinosauri e uomini convivono e possono essere amici.
R. – We always try to do something a little different…
Cerchiamo sempre di fare qualcosa di diverso alla
Pixar. Tutto è iniziato con la voglia di raccontare l’amicizia tra un bambino e il
suo cane e abbiamo pensato che capovolgerla sarebbe stato divertente. Volevamo fare
qualcosa che non fosse mai stato fatto prima, ma allo stesso tempo citare una situazione
familiare. Per l’ambientazione ci siamo chiesti: e se l’asteroide che ha portato all’estinzione
dei dinosauri non avesse mai toccato la Terra? A quel punto abbiamo fatto tantissime
proposte. Penso che la versione scelta per il film sia la più divertente. Avevamo
pensato a tante situazioni: dinosauri che guidano le macchine, per esempio... Ma non
volevamo spingerci a tanto, non volevamo avere tanta tecnologia e preferivamo fare
invece qualcosa sul far west, dare l’atmosfera di quell’epoca, in cui c’erano gli
allevatori e i contadini. La storia di Arlo e del suo cane racconta il viaggio di
un ragazzo in quell’età di transizione tra l’adolescenza e l’età adulta. Molte culture
mandano i giovani nella foresta e dicono: “Torna tra una settimana e diventa un uomo”.
Il film tratta proprio di questo. Ed è proprio una delle ragioni per cui lo mandiamo
in mezzo alla natura.
La natura, d’altronde, è un elemento chiave di “Il viaggio di Arlo”. Già dai 30 minuti mostrati in anteprima a Roma è possibile notare che la Pixar ha raggiunto un livello di accuratezza e verosimiglianza nella realizzazione dei paesaggi mai visto prima. Ma non è certo l’unica sfida affrontata: “Il viaggio di Arlo” punta tutto sulle immagini, sulla mimica e sulla gestualità cercando di fare il minor uso possibile dei dialoghi. Il risultato ottenuto dallo story supervisor Kelsey Mann sono scene di forte impatto capaci di arrivare direttamente al cuore di adulti e bambini.
R. – We knew early on that we wanted to do a film with very little dialogues…
Sapevamo già dall’inizio che avremmo voluto fare un
film con pochi dialoghi dal momento che Spott non parla. E questo è stata veramente
una sfida perché quando si fa un film per bambini si pensa sempre di doverlo riempire
di qualunque cosa: personaggi, battute, eccetera. Noi invece abbiamo deciso di fare
un film che fosse tranquillo e che portasse di più a riflettere. Eravamo veramente
emozionati ma poi ci siamo resi conto di quanto fosse difficile perché a quel punto
non c’è nulla dietro cui è possibile nascondersi: è come essere nudi su un palcoscenico,
ci si mette in una posizione di vulnerabilità, ma è comunque una sfida molto stimolante.
Dal 25 novembre, nei cinema, la Disney Pixar regalerà una nuova coinvolgente storia di amicizia tra due personaggi lontanissimi l’uno dall’altro. Per ricordare che quando c’è di mezzo l’amore, non contano le differenze.
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