2015-10-17 07:50:00

L'Ungheria chiude il confine, ma solo per migranti economici


L’Ungheria ha chiuso all’una di questa notte la frontiera con la Croazia, ma per impedire solo il transito dei “migranti economici”. Passaggio consentito, invece, ai richiedenti asilo, secondo quanto riferito da Budapest. Intanto la Slovenia sospende il regolare traffico ferroviario con la Croazia per paura di arrivi massicci di migranti da quel Paese. Il servizio di Roberta Barbi:

Aveva scatenato polemiche l’annuncio della chiusura del valico di Kazany, nel sud dell’Ungheria al confine con la Croazia, così Budapest ha corretto il tiro e ha precisato che la chiusura – effettivamente scattata all’una di questa notte – riguarda solo i “migranti economici” e non i richiedenti asilo, ai quali il transito resta legalmente permesso. La Slovenia, intanto, temendo un incremento degli arrivi, allo scoccare della mezzanotte ha sospeso il regolare traffico ferroviario con la Croazia, specificando che accoglierà i migranti, ma vuole controllare il flusso con l’avvio di altre forze di polizia sul confine e allestendo treni per trasferire i profughi nei centri d’accoglienza. Si conferma, dunque, la rotta balcanica la più battuta dai migranti diretti in Europa – oltre 600mila già nel 2015 secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, più di tremila via mare - tanto che lunedì il presidente di Caritas Internationalis, cardinale Luis Tagle, si recherà al confine tra Grecia e Macedonia per toccare con mano l’operato di Caritas.

Ma sulle conseguenze che alcune decisioni di singoli Paesi europei possono portare, Fausta Speranza ha sentito mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Cei Migrantes:  

“Il rischio è questo, che l’Europa si chiuda a catenaccio e anche all’interno dell’Europa, come già avvenuto, laddove sfuggono delle persone, alcuni Paesi riportino in campo il discorso della frontiera. E quindi il rischio effettivamente è che il tema della libertà di circolazione venga fortemente messo in discussione e che non si tuteli il diritto alla protezione internazionale”.








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