2015-10-16 12:26:00

Mons. Van Looy: al Sinodo visioni diverse, non clima avvelenato


C'è grande fraternità tra i Padri sinodali nonostante le diverse sensibilità: è quanto afferma in questa intervista mons. Lucas Van Looy, vescovo di Gand in Belgio:

R. – C’è una svolta: gli interventi in Aula sono diventati più propositivi. Il clima del Sinodo è molto positivo. Certo, ci sono interventi che non sono accettati da tutti, ma, all’interno di un gruppo, non è che per il fatto che una persona dice una cosa e un’altra le risponde che è necessario rivederla, il clima non sia buono… C’è una grandissima fraternità!

D. – Cioè ci sono visioni diverse, ma comunque il clima è positivo…

R. – Ci sono visioni diverse, ma questo deriva dal fatto che ognuno proviene da contesti differenti. Una persona che viene dall’Estremo Oriente può avere un proprio pensiero su una questione riguardante il matrimonio. Dobbiamo accogliere con misericordia: la misericordia è una cosa; un’altra cosa è la pratica di quest’ultima. Ma, proprio in questo senso, ci sono posizioni che non sono opposte, ma c’è una ricerca volta a capire come risolvere certe situazioni secondo la dottrina della Chiesa. Questa è la ricchezza del Sinodo: il fatto che tutti abbiano la libertà di parlare e anche quella di ascoltare. E ciò è veramente molto bello!

D. – A fronte di quanto invece spesso viene descritto da certa stampa, da certi giornali, che vorrebbero un clima avvelenato qui al Sinodo…

R. – Io non ho avuto l’impressione che il clima sia “avvelenato”: ci sono delle persone che hanno opinioni diverse, ma questo per me non crea nessun problema. Non tutti la devono pensare come me: “avvelenato” è un’altra cosa… Per esempio, per quanto riguarda la questione del matrimonio e della comunione per i risposati: questa è una ricerca che si compie e nessuna parola definitiva è stata detta su questo punto. Questa questione è riportata dalla stampa come centrale, ma non è così! Finora pochi hanno fatto riferimento a quel tema.

D. – Posso chiederle: restando su questa questione qual è il suo punto di vista?

R. – La pedagogia: come bisogna aiutare queste persone a diventare cristiani nel senso completo del termine. Io sono un salesiano, quindi per me la pedagogia è la risposta a tutte queste cose. E questa dice che tu puoi partire con qualcuno da una certa posizione, però hai di fronte un lungo cammino da fare. La Chiesa, allora, è lì come pedagogo per accompagnare queste persone. Dunque io mi baso sempre sul criterio della pedagogia.

D. – E intravede un’apertura per quanto riguarda la possibilità dell’accesso ai sacramenti per i divorziati-risposati?

R. – Io penso di sì, ma non oggi - non subito - ma attraverso un cammino si può arrivare a certe posizioni che saranno condivise da tutti. Però, se tu mi dici oggi: “Apri la porta”, io rispondo: “Non chiudo nessuna porta”. Ma non è che perché la porta è aperta, io oggi debba concedere ogni cosa: la porta la apro per cominciare a camminare, e questo è il modo più sano, più cristiano…

D. – Senza il correre il rischio di snaturare il Magistero o la Dottrina?

R. – Certo! Non si tratta sempre di un “o…o”, ma è un “e…e” - “una cosa e l’altra” - ed è proprio il cammino pedagogico che può risolvere queste questioni poco per volta.








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