2015-10-11 10:30:00

Brasile, bimbi uccisi per "ripulire" città. P. Chiera: è da sempre


La polizia starebbe uccidendo bambini e adolescenti per “ripulire” le metropoli di Rio de Janeiro in vista dei Giochi del 2016. Queste le accuse del Comitato Onu sui Diritti dell’infanzia contro la polizia brasiliana, all’indomani della divulgazione del nono Annuario di pubblica sicurezza del Paese. Per l’organo delle Nazioni unite, le Forze dell’ordine sono direttamente coinvolte nell’”elevato numero di esecuzioni sommarie di bambini”, spesso accompagnate dall’impunità dei responsabili. Francesca Di Folco ha raccolto il commento di padre Renato Chiera, fondatore della "Casa do Menor":

R. – E’ una notizia tragica. Adesso non deve stupirvi molto, perché il genocidio sociale in atto è un fatto presente in Brasile da quando io sono arrivato 37 anni fa. Qui abbiamo una cultura di morte, di uccisione, che bisogna ammazzare. Bandito buono e bandito morto… Adesso, quando ci sono degli eventi, tipo le Olimpiadi – prima era la “Eco”, nel ’93, mi ricordo bene... Poi abbiamo avuto la Coppa del mondo, adesso le Olimpiadi – quando ci sono fenomeni di questo tipo a livello mondiale, che richiamano l’attenzione e per i quali le persone – i giornalisti, ad esempio – possono rendersi conto della tragedia del Brasile, allora si cerca di camuffare. Questo non è nuovo. Noi abbiamo assistito a questo nel ’93, l’anno scorso e vi stiamo assistendo adesso. A Rio de Janeiro, che adesso è la sede dell’Olimpiade, è in atto una “pulizia generale”. Tu sei già criminalizzato solo perché sei povero. Tu sali sui pullman e se tu non indossi le scarpe, hai i “chinelos”, le ciabatte, o sei un po’ malvestito, e vuoi andare in spiaggia ti fanno scendere e ti mettono pure in prigione. Cioè, noi abbiamo una realtà tremenda! La paura che abbiamo ci porta a fare questo. E tutti applaudono.

D. – Da più parti, ormai, si chiedono leggi che proibiscano la detenzione arbitraria di bambini di strada…

R. – Noi adesso pratichiamo la detenzione dei bambini, dei ragazzi: noi la pratichiamo, adesso! A Rio, con le associazioni in difesa dei bambini, abbiamo protestato e i giudici hanno detto che non si possono imprigionare i ragazzi solo perché sono ragazzi che possono essere “eventuali” assalitori... Io non posso impedire a un ragazzo di andare e venire liberamente solo perché ho un sospetto su di lui, quindi lo uccido per anticipazione! Però, la gente applaude alla detenzione: siamo così disperati, che accettiamo che ogni settimana siano uccisi 400 ragazzi e giovani: ogni settimana! Non amare un bambino e rigettarlo è peggio dell’aborto, perché tu lo uccidi tutti i giorni!

D. – Nel 2014, ci sono stati 58.560 omicidi, e altrettanti nel 2013. Sono numeri agghiaccianti, quelli che emergono dalla divulgazione dell’annuario brasiliano di pubblica sicurezza. Perché non si riesce a scardinare la spirale della violenza?

R. – Io credo che non si voglia. La violenza rende: mettere paura alla gente, è un business! Perché la gente ha paura e quindi è disposta a tutto. Sta aumentando l’uccisione da parte della polizia: la polizia, lo Stato uccide, ha ucciso più di 3.000, l’anno scorso, e dicono che sono “autori di resistenza”. Poi dicono: “Io ho ucciso perché questo ragazzo è una minaccia, ha cercato di uccidermi”. Nella maggior parte dei casi è menzogna. La polizia dovrebbe servire per difendere la popolazione: serve solo per difendere il capitale, per difendere le cose. Umanamente, non ho mai assistito a una situazione di crisi generalizzata così grande, nemmeno sotto la dittatura militare. Una società politica che non ha più ideali.








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