2015-10-10 10:46:00

Rwanda. Corte suprema: sì a terza candidatura di Kagame


Paul Kagame può ricandidarsi in Rwanda: è stata la Corte suprema a stabilirlo, rigettando una richiesta del Partito democratico verde. Il partito di opposizione ha tentato di impedire la riforma costituzionale che consente al presidente Kagame di ricandidarsi per un terzo mandato alle elezioni presidenziali del 2017. Fausta Speranza ne ha parlato con Enrico Casale, direttore della rivista Africa dei Padri Bianchi:

R. – Il partito di opposizione, il Partito democratico verde, che ha presentato ricorso alla Corte suprema, era, ed è, l’unico partito che si è opposto alla modifica costituzionale che permette al presidente Paul Kagame di ricandidarsi. E quindi c’era già tutta la classe politica che, di fatto, se non ha sostenuto, comunque non si è opposta a questa modifica e alla sua ricandidatura. Di conseguenza, la Corte suprema non ha fatto altro che prendere atto di questa tendenza e ha rigettato il ricorso di questo piccolo partito.

D. – Al di là dei partiti, che cosa dire della sensibilità della popolazione?

R. – Ci sono state delle dimostrazioni a favore di Paul Kagame. Certamente, c’è un’opposizione da parte di alcuni strati della popolazione. Ma qui, più che le reazioni, c’è da temere l’accendersi di forti tensioni nel Paese: forti tensioni che si legano all’elemento etnico. Ricordiamoci che il Rwanda è il Paese in cui nel 1994 si è scatenata una forte guerra civile tra le due principali etnie – Hutu e Tutsi – che ha portato alla morte di 800 mila persone.

D. – Le difficoltà in un percorso democratico, dove l’avvicendamento tra leader sarebbe scontato e utile, non sono un problema solo del Rwanda. La stessa situazione la vive il Burundi e, con le dovute distinzioni, anche l’Uganda, il Burkina Faso, il Congo…

R. – Sì, il Burundi è il Paese "gemello" del Rwanda, soprattutto per quanto riguarda la composizione etnica. In Burundi, il presidente Pierre Nkurunziza, che a differenza di Paul Kagame è un Hutu, si è ricandidato per la terza volta ed è stato rieletto, nonostante le manifestazioni e un tentativo di golpe abbiano cercato di impedirlo. In altri Paesi, si rischia di ripercorrere la stessa strada: in Uganda, dove è già stata annunciata la volontà di ripresentarsi da parte di Yoweri Museveni, nella Repubblica Democratica del Congo, dove c’è un tentativo di ricandidarsi da parte di Joseph Kabila... E poi chiaramente c’è la crisi del Burkina Faso, nata tutta dal tentativo dell’ex presidente, che ha governato il Paese per 27 anni, di ricandidarsi. La sua ricandidatura è stata rigettata: manifestazioni di piazza hanno portato alla caduta di Blaise Campaoré e al processo di transizione, che ha conosciuto una battuta d’arresto a settembre con un tentativo di golpe, ma si è rincamminato verso nuove elezioni, che si terranno prossimamente.

D. – A livello di Unione Africana, c’è un dibattito su questo tema? Cioè sulla necessità che la democrazia sia anche avvicendamento?

R. – L’Unione Africana è composta dagli stessi presidenti che poi tentano di ricandidarsi… Di conseguenza, su questo tema non esiste un forte dibattito. A livello africano, c’è anche una tendenza da parte di queste classi politiche di coprire e giustificare questi presidenti chiaramente per interessi di potere. Ciò significa anche accaparramento delle risorse a danno della popolazione civile.








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