All’udienza generale di oggi in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha svolto la sua catechesi sullo spirito famigliare. Di seguito il testo:
Accompagnare Sinodo con la preghiera
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Da pochi giorni è
iniziato il Sinodo dei Vescovi sul tema “La vocazione e la missione della famiglia
nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. La famiglia che cammina nella via del Signore
è fondamentale nella testimonianza dell’amore di Dio e merita perciò tutta la dedizione
di cui la Chiesa è capace. Il Sinodo è chiamato ad interpretare, per l’oggi, questa
sollecitudine e questa cura della Chiesa. Accompagniamo tutto il percorso sinodale
anzitutto con la nostra preghiera e la nostra attenzione. E in questo periodo le catechesi
saranno riflessioni ispirate da alcuni aspetti del rapporto – che possiamo ben dire
indissolubile! – tra la Chiesa e la famiglia, con l’orizzonte aperto al bene dell’intera
comunità umana.
Oggi c'è bisogno ovunque di una robusta iniezione di spirito famigliare
Uno sguardo attento alla vita quotidiana degli uomini
e delle donne di oggi mostra immediatamente il bisogno che c’è ovunque di una robusta
iniezione di spirito famigliare. Infatti, lo stile dei rapporti – civili, economici, giuridici, professionali,
di cittadinanza – appare molto razionale, formale, organizzato, ma anche molto “disidratato”,
arido, anonimo. Diventa a volte insopportabile. Pur volendo essere inclusivo nelle
sue forme, nella realtà abbandona alla solitudine e allo scarto un numero sempre maggiore
di persone.
La famiglia apre per l’intera società una prospettiva umana
Ecco perché la famiglia apre per l’intera società
una prospettiva ben più umana: apre gli occhi dei figli sulla vita – e non solo lo
sguardo, ma anche tutti gli altri sensi – rappresentando una visione del rapporto
umano edificato sulla libera alleanza d’amore. La famiglia introduce al bisogno dei
legami di fedeltà, sincerità, fiducia, cooperazione, rispetto; incoraggia a progettare
un mondo abitabile e a credere nei rapporti di fiducia, anche in condizioni difficili;
insegna ad onorare la parola data, il rispetto delle singole persone, la condivisione
dei limiti personali e altrui. E tutti siamo consapevoli della insostituibilità dell’attenzione
famigliare per i membri più piccoli, più vulnerabili, più feriti, e persino più disastrati
nelle condotte della loro vita. Nella società, chi pratica questi atteggiamenti, li
ha assimilati dallo spirito famigliare, non certo dalla competizione e dal desiderio
di autorealizzazione.
Politica non dà alla famiglia adeguato riconoscimento
Ebbene, pur sapendo tutto questo, non si dà alla famiglia
il dovuto peso – e riconoscimento, e sostegno – nell’organizzazione politica ed economica
della società contemporanea. Vorrei dire di più: la famiglia non solo non ha riconoscimento
adeguato, ma non genera più apprendimento! A volte verrebbe da dire che, con tutta
la sua scienza, e la sua tecnica, la società moderna non è ancora in grado di tradurre
queste conoscenze in forme migliori di convivenza civile. Non solo l’organizzazione
della vita comune si incaglia sempre più in una burocrazia del tutto estranea ai legami
umani fondamentali, ma, addirittura, il costume sociale e politico mostra spesso segni
di degrado – aggressività, volgarità, disprezzo… –, che stanno ben al di sotto della
soglia di un’educazione famigliare anche minima. In tale congiuntura, gli estremi
opposti di questo abbrutimento dei rapporti – cioè l’ottusità tecnocratica e il familismo
amorale – si congiungono e si alimentano a vicenda. Questo, vero, è un paradosso.
Lo “spirito famigliare” è una carta costituzionale per la Chiesa
La Chiesa individua oggi, in questo punto esatto,
il senso storico della sua missione a riguardo della famiglia e dell’autentico spirito
famigliare: incominciando da un’attenta revisione di vita, che riguarda sé stessa.
Si potrebbe dire che lo “spirito famigliare” è una carta costituzionale per la Chiesa:
così il cristianesimo deve apparire, e così deve essere. E’ scritto a chiare lettere:
«Voi che un tempo eravate lontani – dice san Paolo – […] non siete più stranieri né
ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,19). La Chiesa è e deve essere la
famiglia di Dio.
La famiglia libera l'essere umano dall'abbandono e dall'indifferenza
Gesù, quando chiamò Pietro a seguirlo, gli disse che
lo avrebbe fatto diventare “pescatore di uomini”; e per questo ci vuole un nuovo tipo
di reti. Potremmo dire che oggi le famiglie sono una delle reti più importanti per
la missione di Pietro e della Chiesa. Non è una rete che fa prigionieri, questa! Al
contrario, libera dalle acque cattive dell’abbandono e dell’indifferenza, che affogano
molti esseri umani nel mare della solitudine e dell’indifferenza. Le famiglie sanno
bene che cos’è la dignità del sentirsi figli e non schiavi, o estranei, o solo un
numero di carta d’identità.
Entusiasmo dei Padri sinodali
Da qui, dalla famiglia, Gesù ricomincia il suo passaggio
fra gli esseri umani per persuaderli che Dio non li ha dimenticati. Da qui Pietro
prende vigore per il suo ministero. Da qui la Chiesa, obbedendo alla parola del Maestro,
esce a pescare al largo, certa che, se questo avviene, la pesca sarà miracolosa. Possa
l’entusiasmo dei Padri sinodali, animati dallo Spirito Santo, fomentare lo slancio
di una Chiesa che abbandona le vecchie reti e si rimette a pescare confidando nella
parola del suo Signore. Preghiamo intensamente per questo! Cristo, del resto, ha promesso
e ci rincuora: se persino i cattivi padri non rifiutano il pane ai figli affamati,
figuriamoci se Dio non darà lo Spirito a coloro che – pur imperfetti come sono – lo
chiedono con appassionata insistenza (cfr Lc 11,9-13)! Grazie.
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