2015-10-02 10:42:00

Cinema. "Padri e figlie", se l'amore regge l'urto della vita


E' da ieri nei cinema italiani "Padri e figlie", l'ultimo film diretto da Gabriele Muccino, una commovente storia d'amore e di crescita tra un padre e una figlia, che la vita mette alla prova e l'affetto rende inseparabili. Il servizio di Luca Pellegrini:

Jack Davies avrebbe voluto essere un buon padre, Katie avrebbe voluto soltanto trascorrere la sua infanzia con serenità e crescere per diventare donna. La vita ad entrambi riserva però dolori e amare sorprese, senza che però l'amore tra loro venga mai scalfito. "Padri e figlie", l'ultimo film di Gabriele Muccino girato ancora una volta negli Stati Uniti, interseca i tempi di queste fragilissime esistenze. Risente delle esperienze personali del regista, è sincero e generoso, positivo e ancorato ai valori della famiglia, che alla fine Katie riesce a recuperare esponendosi a tutte le incognite del futuro, rasserenata. E' lo stesso regista a condensare nelle sue parole il film e l'anima dei suoi due protagonisti:

"Il film racconta fondamentalmente che noi siamo il risultato della nostra infanzia. Questo rapporto tra padre e figlia che è un rapporto già di per se unico perché è diverso da quello che si ha con un figlio maschio, questo rapporto innesca una storia d'amore fondamentalmente tra un padre che non riesce a crescere perché malato e perché ostacolato proprio da quello che poi la vita ti presenta come conto quando ti ammali, quando inciampi, quando non ce la fai finanziariamente. Insomma, è un padre che in qualche modo fallisce nell'impresa di essere un padre fino in fondo, pur essendo un padre esemplare, e che lascia la figlia orfana con una voragine enorme da colmare che lei in qualche modo sa essere incolmabile. Questa incolmabilità è il viaggio che compirà la figlia di Russell Crowe una volta che la ritroviamo venticinquenne nei panni di Amanda Seyfried e il suo percorso di donna chiusa in una sorta di negazione della possibilità di trovare qualcuno a cui dare amore, perché amore rappresenta in qualche modo troppe controindicazioni: amare significa incorrere nell'abbandono, nel lutto, nell'inganno, nel tradimento, nella separazione, nel conflitto. E il percorso che lei compirà nel film sarà quello di riuscire a vincere quella parte che il subconscio le comanda di fare e di determinare il proprio destino riuscendo coraggiosamente a vivere la vita - e quindi in senso lato l'amore che è il motore che muove il mondo, che muove la vita - pur di essere una donna che si trova in movimento verso quella che è la reale crescita, non quella fisica, ma proprio quella della presa di coscienza, di responsabilità e di consapevolezza di quello che va curato e superato. Quindi, lei di fatto non ama perché ha un vuoto che non riesce a colmare".








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