Proseguono in Israele gli incontri di riflessione e le celebrazioni liturgiche programmati per i 60 anni della fondazione dell'Opera di San Giacomo, nata nel 1954 in seguito alla creazione dello Stato di Israele, per la cura pastorale dei cristiani che vivevano in seno ad un popolo in maggioranza ebraica. Sabato scorso - riferiscono le fonti ufficiali del patriarcato latino di Gerusalemme riprese dall'agenzia Fides - fedeli delle diverse qehillot (comunità parrocchiali) di Israele si sono riuniti presso il santuario della Madonna dell’Arca dell’Alleanza, sulle alture di Abu Gosh, per celebrare una Messa di ringraziamento.
Mons. Lazzarotto: le comunità parrocchiali siano ponte tra ebrei e cristiani
Durante la celebrazione liturgica, animata con canti in lingua ebraica, il nunzio
apostolico in Israele e delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina, l’arcivescovo
mons. Giuseppe Lazzarotto, ha reso omaggio a quella che durante l'omelia ha definito
una «forte comunità», capace di affrontare le sfide che le si pongono davanti e radicata
nella Chiesa di Terra Santa. Il nunzio ha anche invitato le qehillot ad essere ponte
tra ebrei e cristiani, e ha ricordato l’appello dei «discepoli di Cristo di lingua
ebraica ed araba a dimostrare che la giustizia, la pace e l’uguaglianza sono possibili
nel nostro paese».
Le comunità prrocchiali aperte anche agli immigrati
Nel 1954, grazia anche all'Opera San Giacomo, i cattolici che vivevano in ambiente
ebraico (i membri cristiani di famiglie ebree, «Giusti tra le Nazioni…») hanno cominciato
a riunirsi per celebrare la Messa insieme. Attualmente le qehillot sono anche luogo
di educazione per i bambini cristiani appartenenti a famiglie di immigrati provenienti
da Asia, Africa o Sud America che seguono il catechismo in ebraico e partecipano alle
varie attività organizzate nella comunità. (G.V.)
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