2015-09-27 11:30:00

A Cracovia la beatificazione di Madre Klara Szczęsna


Pietà e umiltà: queste le caratteristiche principali di Madre Klara Ludwika Szczęsna, che questa mattina è stata elevata agli onori degli altari a Cracovia, nel santuario dedicato a San Giovanni Paolo II. La religiosa polacca è cofondatrice della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù – di cui fu superiora per 9 anni – assieme a San Giuseppe Sebastiano Pelczar. Alla celebrazione, in rappresentanza del Santo Padre, il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Roberta Barbi:

“Tutto per il cuore di Gesù”: questo il centro, la stella polare che conduceva per mano la vita di Madre Klara, dal 1907 fino alla sua morte – sopraggiunta nel 1916 quando la religiosa aveva appena 53 anni – superiora delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, Congregazione il cui carisma consiste nella glorificazione del mistero del Sacro Cuore e nella diffusione dell’amore del Signore nella vita quotidiana attraverso il lavoro negli ospedali, negli asili e nelle scuole, e attraverso la catechesi. Madre Klara incarnava questo amore nelle opere sociali che compiva e di esso illuminava le sue consorelle, come sottolinea il card. Amato:

“Madre Klara Szczęna era ornata di virtù eroiche ed era un autentico esempio di amore a Gesù e al suo Cuore misericordioso. L’atteggiamento di Madre Klara era fondato su una forte fede ereditata dalla famiglia, sulla viva speranza che si manifestava nella calma e nella sottomissione alla volontà di Dio e sull’amore che si evidenziava nello zelo per la gloria di Dio e nella sollecitudine del servizio verso il prossimo”.

Una fede grande, quella testimoniata da Madre Klara, che la suora coltivava con amore ogni giorno, abbeverandola all’acqua della preghiera, dell’ascolto della Parola, dell’accostamento alla confessione e all’Eucaristia, dell’adorazione del Santissimo Sacramento. Un amore traboccante che la faceva essere strumento dello Spirito Santo, aperta ai bisogni del prossimo, che fossero i poveri e i malati, ma anche le sue consorelle, come ricorda ancora il porporato:

“Aveva anche una grande carità. Verso le sue consorelle nutriva un profondo amore materno. Era disponibile ad accoglierle, consigliarle, seguirle, aiutarle. S’interessava della loro salute, dei loro bisogni, soprattutto quando erano ammalate”.

Eppure, questo amore che sperimentava ogni giorno nella sua famiglia spirituale, non la aveva circondata all’interno della sua famiglia d’origine. Sei fratelli, i continui trasferimenti per il lavoro dei genitori in una Polonia sotto la spartizione russa che le impedirono di studiare, la morte della madre a 12 anni e il nuovo matrimonio del padre con una ragazza di appena cinque anni più grande di lei segnarono profondamente la sua infanzia. Ludwika – questo il suo nome di battesimo – rifiuta di sposarsi e a 17 anni fugge a Mlawa, dove riesce a mantenersi con i lavori di cucito e da dove spiccherà il volo. L’unico bel ricordo degli anni da bambina erano le visite all’immagine della Madonna miracolosa a Żuromin che le impressero dentro una fede forte, più salda di qualsiasi cultura avrebbe potuto costruirsi; una fede e un amore che sono per noi, oggi, la sua principale eredità, come conclude il card. Amato:

“Alle Ancelle del sacro Cuore di Gesù e a tutti noi la Beata ripete l’accorata esortazione dell’apostolo San Giovanni: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità»(1Gv 3,18). È la carità, infatti, che trasforma i cuori e le menti degli esseri umani per una società più fraterna, accogliente e perdonante. È la carità il messaggio che la nuova Beata ci lascia in questo giorno di festa”.








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