2015-09-24 13:42:00

Yemen: l’Is rivendica attacco contro moschea sciita. 25 morti


È di almeno 25 morti e circa 30 feriti il bilancio di un doppio attentato suicida compiuto oggi a Sanaa, capitale dello Yemen, in una moschea controllata dai ribelli sciiti Houthi e affollata di fedeli per la festività islamica del sacrificio. L’attacco è stato rivendicato dal sedicente Stato Islamico. E mentre proseguono i raid della coalizione araba a guida saudita contro le milizie sciite, il presidente destituito Hadi ha fatto ritorno nella città costiera di Aden, dopo sei mesi di esilio in Arabia Saudita, e in un discorso alla Tv ha dichiarato che “presto arriverà la fine dei ribelli houthi”. Ma qual è il ruolo delle milizie jihadiste nella guerra in Yemen? Marco Guerra lo ha chiesto a Eleonora Ardemagni, analista geo-politica dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi):

R. – La presa di Sana’a da parte dei ribelli sciiti houti e quindi il deterioramento ulteriore delle condizioni di sicurezza dello Yemen hanno aumentato lo spazio per gli attacchi portati avanti dalle forze jihadiste. In Yemen c’è un forte radicamento di al Qaeda nella penisola arabica, soprattutto nel Sud; ma proprio con l’avanzata degli houti e la conquista di territori che tradizionalmente non erano sotto il loro controllo nell’area centromeridionale del Paese, si è incominciato ad assistere a una serie di attacchi sempre più frequenti da parte di cellule jihadiste che rivendicano una appartenenza al sedicente Stato islamico. Sana’a è l’epicentro di questo conflitto in cui, appunto, cellule che si richiamano allo Stato Islamico stanno intensificando gli attacchi proprio perché sono gli houti ancora a controllare la città.

D. – Poi, parallelamente, c’è la guerra portata avanti dalla coalizione a guida saudita contro i ribelli sciiti …

R. – L’intensificarsi da parte della coalizione a guida saudita degli attacchi aerei sullo Yemen purtroppo è una variabile che aumenta l’instabilità interna, anche perché dallo scorso mese, in maniera ufficiale, le forze della coalizione a guida saudita hanno inviato unità militari in Yemen: quindi stanno aiutando a livello di terra non solo l’esercito yemenita, ma stanno anche cercando di coordinare quelle forze paramilitari che si rifanno al mondo sunnita e che combattono, quindi, contro gli houti ma sono molto diversificate al loro interno. Queste forze sono composte da tribù sunnite, comitati popolari di uomini in armi e anche movimenti jihadisti. La questione in questo momento è come sarà capace il governo presieduto dal Presidente Hadi a controllare il territorio, ora che da luglio Aden è tornata sotto controllo delle forze regolari: come potrà questo esecutivo tenere il territorio?

D. – Proprio ad Aden, infatti, ha fatto ritorno due giorni fa il Presidente Hadi. Questo prova che sono stati compiuti importanti progressi contro i ribelli sciiti?

R. – Aden è stata riconquistata da parte delle forze regolari e da parte anche delle forze paramilitari che si oppongono agli houti; tuttavia, il ritorno di Hadi vuole dare un messaggio simbolico: il ritorno dell’istituzione. Ma sarà difficilissimo assicurare il controllo del territorio. Ricordiamoci che ad Aden, in alcuni quartieri – soprattutto della zona portuale – subito dopo il ritorno dell’esercito regolare, alcune milizie qaediste hanno iniziato a controllare parte del territorio. La prossima battaglia, quella che stanno preparando le milizie che si oppongono agli houti e l’esercito regolare, è quella per il controllo della capitale, Sana’a, e non a caso vediamo qui, adesso, intensificarsi gli attacchi terroristici. Tra l’altro, l’attacco di oggi alla moschea controllata dagli houti è vicina a un’accademia di polizia; quindi ci sono i due elementi: l’attacco, da una parte, alle forze di sicurezza, che è stato sempre il target privilegiato di al Qaeda nella penisola arabica, che ha sempre attaccato le autorità centrali, e l’attacco che invece è tipico delle cellule che si richiamano al sedicente califfato contro gli sciiti. Quindi, vede che le due dinamiche si intrecciano e la metodologia tiene insieme due obiettivi: la lotta alle autorità centrali e la lotta agli sciiti.








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