I vescovi del Ghana seguono “con interesse e attenzione” il mega scandalo giudiziario che ha investito in queste settimane il Paese africano e ha portato alla sospensione di 22 magistrati filmati di nascosto mentre chiedevano il pagamento di tangenti per 'aggiustare' processi. In una dichiarazione diffusa oggi, i presuli plaudono l’inchiesta condotta dal giornalista Anas Aremeyaw che ha fatto esplodere il caso - uno degli scandali corruzione più gravi nella storia del Ghana indipendente - consegnando al capo della polizia 500 ore di registrazioni video.
La corruzione un cancro che pervade tutta la società ghanese
“Crediamo che questa denuncia sia un ulteriore campanello d’allarme che dovrebbe
fare capire al popolo ghanese quanto le tangenti e la corruzione abbiano corroso il
tessuto stesso della nostra società e indurlo a prendere di petto questo cancro”,
si legge nella dichiarazione, che ricorda le ripetute denunce del fenomeno da parte
dell’episcopato. Pur apprezzando alcune recenti misure anti-corruzione adottate dal
Governo di Accra, i vescovi ghanesi chiedono all’esecutivo di fare di più. Essi esprimono
quindi l’auspicio di una rapida conclusione dell’inchiesta in corso, invocando l’applicazione
del “rigore della legge” nei confronti dei magistrati colpevoli e la revisione dei
processi da loro trattati.
Dire no alle tangenti e alla corruzione e sì all’onestà
In conclusione, il documento, firmato da mons. Joseph Osei-Bonsu, vescovo di Konongo-Mampong
e presidente della Conferenza episcopale del Ghana, rivolge un rinnovato appello a
tutti i cittadini ghanesi a lavorare insieme nella lotta contro “le due piaghe gemelle
delle tangenti e della corruzione” che tormentano il Paese ormai da molto tempo:
“Non tutto è perso. Come esseri umani siamo capaci di fare il peggio, ma anche di
superare noi stessi, scegliendo di nuovo il bene e ricominciando da capo. Decidiamo
dunque da oggi di dire no alle tangenti e alla corruzione e sì a una vita di onestà,
integrità e giustizia”, conclude la dichiarazione. (L.Z.)
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