2015-09-22 09:31:00

Papa negli Usa: aperto Congresso mondiale delle famiglie


La seconda tappa del decimo viaggio apostolico internazionale del Papa sarà ricca di eventi. Il Santo Padre visiterà anche New York e Philadelphia dove ad aspettarlo ci saranno le famiglie provenienti da tutto il mondo, venute nella città della Liberty Bell per l’VIII Meeting mondiale, che ha aperto ieri i lavori. E il Papa proprio ai partecipanti dell’incontro 2015 ha inviato un breve videomessaggio. Il servizio del nostro inviato Massimiliano Menichetti:

Il Papa saluta con il cuore le famiglie di Philadelphia che lo abbracceranno sabato prossimo e che oggi iniziano i lavori al Meeting mondiale. “Vengo da voi perché siete lì”, ha ribadito. “Preghiamo per te”, “La fede ci sostiene”, “Dio passa attraverso i tuoi occhi” è la risposta della città “dell’amore fraterno”. Infatti sono migliaia le preghiere scritte su nastri bianchi, a formare un grande igloo, davanti alla Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo dove tra quattro giorni pregherà il Papa.

L’arrivo a Washington
Ma l’attesa oggi è a Washington dove Francesco sarà accolto alle 16.00, le 22.00 in Italia, presso la base dell'Aeronautica militare di Andrews, dal presidente, Barack Obama, e dalla "first lady". Domani, alla Casa Bianca, si terrà la cerimonia di benvenuto. Il viaggio apostolico entrerà subito nel vivo con l’incontro e la preghiera con i vescovi degli Stati Uniti nella Cattedrale di San Matteo. Culmine della giornata sarà la Messa di Canonizzazione del Beato padre Junipero Serra, l’evangelizzatore della California, nel Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione. Giovedì ,l’attesa visita al Congresso degli Stati Uniti. Sarà il primo Papa a parlare al Parlamento bicamerale.

La tappa di New York
Nello stesso giorno il Papa volerà a New York, ma non prima di aver visitato il Centro Caritativo della Parrocchia di San Patrick e incontrato i bisognosi della Federal City. Nella “Grande Mela” reciterà i Vespri con il clero i religiosi e le religiose presso la Cattedrale di San Patrizio. Centrale il giorno dopo, venerdì, sarà il discorso alla sede newyorchese delle Nazioni Unite, il cosiddetto “Palazzo di vetro”. Poi, l’incontro interreligioso al Memorial di "Ground Zero", la visita alla scuola “Nostra Signora Regina degli Angeli” e l’abbraccio con i bambini e le famiglie d’immigrati. La giornata si concluderà con la Santa Messa nel Madison Square Garden.

Il Meeting mondiale delle Famiglie 2015
Le famiglie dell’VIII meeting internazionale riunite a Philadelphia lo incontreranno sabato e con lui pregheranno, veglieranno, saranno in festa anche ascoltando le note di cantanti come Aretha Franklin e Andrea Bocelli. Il Papa presiederà la Santa Messa con i vescovi della Pennsylvania e parteciperà anche all’incontro per la “libertà religiosa” con la comunità ispanica e altri immigrati.

La proclamazione del prossimo Meeting internazionale
Domenica sarà la giornata conclusiva del decimo viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco. Pregherà con i Vescovi dell’Incontro Mondiale delle Famiglie; entrerà e parlerà con i detenuti del carcere di Curran-Fromhold, istituto di massima sicurezza degli Stati Uniti. Prima della cerimonia di congedo che lo riporterà in Vaticano, presiederà la Messa conclusiva dell’VIII Meeting delle famiglie nel "B. Franklin Parway" di Philadelphia, dove sarà annunciata anche la città che ospiterà il Meeting internazionale 2018.

 

Titolo e sfida dell' edizione di quest'anno dell'Incontro delle famiglie: “L’amore è la nostra missione. La famiglia pienamente viva". Al microfono del nostro inviato Massimiliano Menichetti, le parole di mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, soggetto responsabile dell’organizzazione degli Incontri mondiali:

R. – È una sfida molteplice rispetto alle altre edizioni delle Giornate Mondiali delle Famiglie: una sfida che si chiama anzitutto Papa Francesco, perché è il suo primo Meeting delle Famiglie, nel suo primo viaggio negli Stati Uniti, alla vigilia del Sinodo di ottobre prossimo, dopo che è stato celebrato già un altro Sinodo e con un patrimonio sapienziale che quest’anno ogni mercoledì Papa Francesco ci ha dato.

D. – Lei più volte ha ribadito: “È necessario mettere la famiglia al centro”. In che senso, concretamente, si mette la famiglia al centro?

R. – Quando ci si preoccupa, davvero, per essa e quindi si vive la gioia, la fatica, ma anche la speranza della famiglia, perché nella famiglia si gioca sia la Chiesa che la società, e anche a Philadelphia. La Chiesa cattolica si sta preoccupando non solo delle famiglie cattoliche, non solo delle famiglie cristiane, ma delle famiglie del mondo intero. Ci tengo a sottolineare che il tema qui non è la definizione della famiglia: il tema è come aiutare le famiglie a vivere la loro missione e la loro vocazione nella società contemporanea, sapendo che famiglia debole vuol dire società debole e famiglia forte, società forte.

D. – È anche vero però che la famiglia spesso viene attaccata. Papa Francesco, riferendosi al gender, lo ha definito una “dittatura”: la “colonizzazione ideologica” che vuole distruggere la famiglia…

R. – Il prevalere della cultura individualista ha come scoperto la furbizia di non opporsi alla famiglia, ma di frantumarla, di piegarla, di moltiplicarla… Quello che oggi vedo come il virus più deleterio è proprio questo: che l’individualismo esalta la frammentazione, piega tutto a sé stesso. E in fondo è questa semplificazione – della riduzione a sé­ – che spiega la paura della molteplicità. La questione del gender è la paura del complesso: per riconoscere la dignità, dobbiamo essere prima tutti omogenei… E invece no, noi abbiamo bisogno, come accadde all’inizio della Creazione, di riconoscere la forza e la bellezza della diversità! Di fronte alla dittatura dell’”Io”, dobbiamo riscoprire la bellezza del “Noi”. E la famiglia è il primo “Noi” che incontriamo.

D. – In questo contesto, qual è la missione della Chiesa?

R. – Quella di dare un’anima o, se si vuole, una qualità all’amore famigliare che il sacramento rafforza, perché questo amore porti a superare tutti i limiti che incontriamo: anzitutto a superare il limite dell’”Io” per unirsi al primo “Noi”, con l’uomo e la donna che si amano; a generare i figli; superare il rischio del familismo. E così, via via, fino ad arrivare all’ultima ondata – potremmo dire – di quest’amore indispensabile, per fare di tutti i popoli un’unica grande famiglia.

D. – Un’unica famiglia dei popoli: dunque la pace, in questo senso, passa anche attraverso le famiglie?

R. – Se la famiglia vive l’amore, si apprende quasi per istinto la solidarietà. Il primo accordo è tra marito, moglie e figli. E se non la si apprende da bambini a 15 anni o a 20 anni sarà tardi! E nella famiglia si ha in qualche modo in miniatura l’esperienza del mondo: perché è ovvio che in famiglia si sperimentano pure i conflitti, ma i conflitti in famiglia si è come obbligati a superarli se si vuole continuare. E devi piegarti, devi rinunciare! Ecco perché famiglia, e famiglia dei popoli, sono fortemente intrecciate.

D. – Qui a Philadelphia l’albero simboleggia la famiglia. Perché questa scelta?

R. – Perché con radici profonde gli anziani, con un tronco robusto, che non è l’amore romantico, ma è un amore che vuole costruire, che dia anche fatica, e che proprio per questo, raccogliendo la linfa dalle radici ed elaborandola lungo il tronco, può produrre frutti che sono figli, nipoti. E se questa è la famiglia, noi pensiamo che il mondo deve essere una foresta di questi alberi, per mostrare che davvero quella casa comune che è il mondo intero è la casa comune della famiglia di tutti i popoli.








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