2015-09-20 10:52:00

Nasce museo sui migranti dedicato alla famiglia Bergoglio


E' nato a Portocomaro d'Asti, il paese degli avi del Papa, il Centro studi e ricerche sull'emigrazione intitolato alla famiglia Bergoglio. L’istituto ha raccolto e messo insieme le storie di cinque famiglie, tra le quale quella del nonno del Santo Padre che, tra i primi del Novecento e gli anni Cinquanta, sono partite per il Sud America in cerca di fortuna. Al microfono di Francesca Di Folco ha spiegato in cosa consiste l’allestimento museale, la presidente dell'associazione "Asti ali e radici-Astigiani nel mondo", Manuela Bocco Ghibaudi:

R. – Noi abbiamo fatto da circa due anni una serie di studi su quello che è stato il fenomeno dell’immigrazione piemontese dai primi del ‘900. Così abbiamo riassunto tutti i nostri studi in pannelli che riportano sia una visione storica di quella che è stata l’emigrazione piemontese sia storie vissute di cinque famiglie, con le quali avevamo preso contatti, che ci hanno mandato tutto il loro materiale a disposizione, che possono essere biglietti, lettere, fotografie, quindi documenti cartacei. E poi c’è un piccolo angolo, invece, dedicato agli oggetti usati in quell’epoca, le valigie, la biancheria intima o comunque il corredo che veniva portato durante il viaggio. Il nostro compito, quindi, era proprio quello di rappresentare il viaggio.

D. – Quali sono le finalità del centro?  

R. – Il centro parte da un discorso di memoria, quindi di recupero delle radici del passato, per poi aprirsi ad un discorso di proposta e di accoglienza. Noi vorremmo in qualche modo raccontare una storia che è stata vissuta dalle nostre generazioni precedenti: le loro emozioni, le loro sensazioni, le paure, tutto ciò che hanno dovuto vivere, lasciando la propria terra e non sapendo poi cosa avrebbero trovato, per creare una affinità e una proposta di accoglienza verso il problema attuale delle migrazioni, quindi verso tutte quelle persone che attualmente stanno vivendo questa situazione di grande disagio. Ricollegandoci ai luoghi di Papa Bergoglio, perché il piccolo centro è stato creato ai piedi di Bricco Marmorito, la località dove è nata la famiglia Bergoglio - il nonno del Papa è proprio vissuto a Bricco Marmorito, nel Monferrato – e il nostro punto di riferimento è la famiglia Bergoglio, che per noi è stata la prima a darci lo spunto per iniziare questo studio, il nostro obiettivo era quello di fare in modo che turisti e pellegrini, che venissero in visita, di queste zone, potessero trovare un luogo dove fosse possibile incontrare una riflessione su quello che è stata l’emigrazione piemontese e astigiana.

D. – Il Museo ha visto il coinvolgimento dell’Università di Torino…

R. – Abbiamo proposto al dipartimento, alla Facoltà di Scienze dell’Educazione e di Filosofia, di poter collaborare con noi e abbiamo avuto la possibilità di avere una laureanda che ha preparato la sua tesi sul nostro Museo. Infatti, il materiale è stato da lei catalogato, raccolto, analizzato. Continueremo, comunque, il percorso di studi, perché il Museo è stato appena aperto, ma in realtà c’è ancora molto da poter comunicare. Quindi un piccolo spazio, una prima parte, è stata allestita e l’obiettivo è quello di andare avanti nello studio, proprio creando un collegamento con il territorio. E l’Università ha accolto subito questa proposta, perché tra i suoi obiettivi c’è anche quello di essere presenti sul territorio con delle attività concrete.

D. – Una riflessione finale ci consente di aggiungere che il Museo è stato realizzato completamente senza finanziamenti pubblici e quindi soltanto grazie al vostro contributo volontario…

R. – Sì, è proprio così. Infatti, adesso il Museo per poter andare avanti ha bisogno – se riusciamo ad ottenere dei contributi europei - di presentare comunque dei progetti, proprio perché ci sono delle spese vive che dobbiamo assorbire, anche soltanto per mantenerlo aperto, per creare dei progetti di collaborazione con le scuole primarie e secondarie di primo grado sempre in tema di emigrazione. E’ chiaro, quindi, che c’è bisogno, per poter continuare in questa attività, di avere dei piccoli finanziamenti. Finora, comunque, è stato fatto tutto con un gruppo di volontari – una ventina – molto desiderosi di trasmettere un po’ della loro storia, un po’ dei nostri vissuti a chiunque abbia voglia di venirci a trovare.








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