2015-09-19 14:10:00

L'Unione Africana sospende il Burkina Faso per il golpe


Grande pressione della comunità internazionale sulle autorità militari del Burkina Faso, che mercoledì scorso hanno deposto il governo di transizione.  L’Unione Africana ha sospeso il Paese dall’organizzazione  e ieri, dopo la mediazione del presidente senegalese Macky Sall, la giunta militare ha rilasciato il capo di stato Kafando e due ministri sequestrati due giorni. Il generale Diendere, però, ha fatto capire che le prime elezioni libere in programma l’11 ottobre saranno cancellate. Intanto le proteste contro il golpe sono proseguite nella capitale e si sono diffuse anche in altre località. Per un’analisi della situazione, Marco Guerra ha intervistato Massimo Alberizzi, direttore della testa Africa ExPress:

R. – Non è chiarissimo quello che sta succedendo, però è sicuro che i golpisti sono legati a Blaise Compaore, il vecchio presidente al potere da 27 anni, e quindi probabilmente sono i suoi amici. Quindi, non si sa bene dove si possa andare a parare e dove si vada a finire. Sta di fatto che c’è stata una fortissima pressione dell’Unione Africana, delle Nazioni Unite che hanno in qualche modo bloccato il golpe, minacciando sanzioni… E questo, ovviamente, ha fatto in modo che i golpisti ci abbiano ripensato: hanno già liberato il presidente Michel Kafando e il primo ministro. Tuttavia stanno trattando anche loro: non credo che a loro volta vogliano essere deposti così facilemente.

D. – Si è vista una decisa azione dell’Unione Africana: c’è una mediazione in corso. Quali possono essere le ripercussioni regionali da questo golpe? Perché c’è tutto questo interesse?

R. – Anche l’Unione Africana non è un’organizzazione molto, molto trasparente, molto chiara; quindi non è assolutamente facile riuscire a capire – anche qui – dove andrà a parare. Anche sull’Unione Africana ci sono forti pressioni dell’Onu, forti pressioni da parte degli Stati Uniti e delle ex-potenze coloniali – in questo caso la Francia – per ristabilire in qualche modo un ordine democratico. Peccato, perché la transizione che stava compiendo il Burkina Faso, dopo avere deposto Blaise Compaore, era vista come una delle nuove transizioni democratiche come una cosa molto bella per l’Africa. Invece, in questo modo si è interrotta. Speriamo di poterla riprendere …

D. – Infatti, c’era un processo elettorale in corso: si sarebbe dovuto votare l’11 ottobre …

R. – E’ tutto da riscrivere il passaggio elettorale.  E sarà con la mediazione dell’Unione Africana, sarà con la mediazione degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.

D. – Quindi una situazione in divenire; però, c’è la speranza che possa volgere al meglio, visto la piega che ha preso la mediazione?

R. – La speranza è riposta nelle pressioni: nelle pressioni che vengono esercitate e che verranno esercitate in misura ancora maggiore sui golpisti. Bisogna vedere poi la forza dei golpisti – intesa come forza militare: sicuramente, sono una minoranza perché in questo periodo il Burkina Faso è stato una fucina di democrazia, proprio perché ci sono stati convegni, incontri, aperture, elaborazioni politico-sociali-economiche, anche, su come andare a governare il Paese. E’ stato molto interessante proprio per questo. Questa interruzione danneggia, anche dal punto di vista regionale, tutti i Paesi intorno, perché speravano che comunque il Burkina potesse emergere come Paese democratico e quindi fare da traino a un processo che riguarda tutta l’area e tutta la regione subsahariana, investendo anche la parte orientale del continente. Questa interruzione getta anche nella paura tutte le forze democratiche che stavano emergendo e che stanno emergendo in quest’area.








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