2015-09-18 13:34:00

Mozambico: completata bonifica del Paese dalle mine


Il Mozambico è libero dalle mine. Il governo di Maputo ha annunciato la fine delle operazioni di bonifica da 170mila ordigni, disseminati nel Paese sia durante la guerra di indipendenza con gli ex coloni portoghesi, sia durante la successiva guerra civile conclusasi nel 1992. Oltre 10mila le vittime fino a oggi. Su questo importante traguardo per la sicurezza del Paese africano, Elvira Ragosta ha intervistato Giuseppe Schiavello, direttore della onlus “Campagna italiana contro le mine”:

R. – E’ sicuramente un’ottima notizia, considerando che il Mozambico ha aderito alle convenzioni sulle cluster bombs (bombe a grappolo) e sulle mine antiuomo, e alla convenzione sui diritti delle persone con disabilità.

D. – L’operazione è durata oltre 20 anni; ha avuto inizio nel ’92, alla fine della guerra civile, ma alcuni ordigni furono disseminati nel Paese anche nel corso della guerra di liberazione dai colonizzatori portoghesi. Come è avvenuta la bonifica? Chi l’ha materialmente condotta e finanziata?

R. – Sono state presenti diverse organizzazioni: da “Handicap International” a “Halo Trust” e poi c’è sempre l’agenzia delle Nazioni Unite "Unmas".Le forze impegnate in questo senso sono state molteplici, tra ong e agenzie delle Nazioni Unite. L’Italia ha contribuito moltissimo attraverso il Fondo 5801, specialmente nei primissimi 10 anni, dal 2001 in poi: ha stanziato diversi fondi a favore del Mozambico.

D. – Si è parlato anche dell’uso di topi giganti addestrati a riconoscere l’odore delle mine anti-uomo: quando è stato determinante l’uso di questi roditori speciali?

R. – Questi roditori normalmente segnalano la presenza di mine; poi, per arrivare a una bonifica definita sicura in termini umanitari bisogna comunque passare attraverso una bonifica manuale molto complessa e sostanzialmente anche pericolosa. Nell’ultimo anno, tra le vittime che ci sono state in Mozambico – credo 11 o 12 – la metà erano sminatori.

D. – Liberare il Mozambico dalle mine significa, certo, mettere in sicurezza la popolazione, ma anche dare nuovo impulso all’economia locale, soprattutto agricola, in un Paese che attrae sempre più investitori internazionali. Quanto gioverà al Pil del Mozambico, questa operazione?

R. – Sicuramente, è sempre un passo avanti: sia per quanto riguarda gli investitori, ma soprattutto per le piccole attività che – lo ricordiamo – in questi Paesi sono spesso a vocazione agricola; ma la stessa raccolta della legna da parte della popolazione può essere un po’ meno pericolosa.

D. – Quante sono state le vittime in Mozambico, e che tipo di mine si trovavano nel Paese?

R. – Credo che ci siano state circa tra le 10 e le 12 mila vittime. Le mine che si trovano in Africa provengono sia dall’Asia sia anche da ex-produttori italiani: gli italiani, oggi famosi per l’impegno contro gli ordigni inesplosi, nel passato ne erano stati grandi produttori. In realtà, il mercato era così vasto, all’epoca, che la circolazione di ordigni di tutti i tipi era veramente all’ordine del giorno.

D. – Quali sono, a oggi, gli altri Stati interessati al problema delle mine?

R. – Alcuni hanno ereditato le mine come la Cambogia, l’Afghanistan, la Colombia che oramai ha anche ratificato il Trattato sulle “cluster bombs” ed è certamente uno dei Paesi con il maggior numero di mine in assoluto …

D. – Uno degli aspetti più tragici di questo problema è che le vittime sono soprattutto civili e in particolare bambini …

R. – Il 95 per cento delle vittime sono civili e di questi, il 25 per cento sono bambini: è un dato sconcertante … Ricordiamo che in tutti questi Paesi che sono in balia di guerre incontrollate, come la Siria e come l’Iraq, c’è un uso anche terroristico di queste armi. Sostanzialmente, i bambini sono le vittime predestinate perché sono molto curiosi …








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