2015-09-18 15:00:00

Mons. Auza: visita Francesco all'Onu lascerà orme profonde


“Una visita storica che lascerà orme profonde” così l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu sulla visita del Papa venerdì prossimo alle Nazioni Unite. Questa settimana al Palazzo di Vetro di New York si è inaugurata la 70.ma Assemblea generale che impegnata, fino ai primi di ottobre, a stabilire il programma dei lavori dei prossimi 15 anni. Francesco, quarto Papa all’Onu, sarà il primo pontefice ad intervenire nel contesto della  programmazione dell’agenda delle Nazioni Unite. Al microfono di Massimiliano Menichetti lo stesso mons. Bernardito Auza:

R. – La visita del Papa è proprio storica. Si terrà davanti a molti capi di Stato e di governo e ministri provenienti da tutto il mondo che sono venuti per il Vertice per lo sviluppo sostenibile post 2015, durante il quale sarà adottato il documento contenente 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Sarà la prima volta che le delegazioni ufficiali dei 193 membri dell’Onu e degli osservatori permanenti, capeggiate dalle proprie massime autorità nazionali, saranno sedute nell’aula dell’Assemblea generale per ascoltare Papa Francesco.

D. - Come l’Assemblea delle Nazioni Unite si è preparata a questo evento?

R. - Per far sì che la visita pontificia possa aver luogo l’Assemblea generale ha dovuto spostare l’apertura del vertice dalle ore 9 alle ore 11. Tante altre cose amministrative e logistiche sono state cambiate dall’Assemblea generale e da tutto l’Onu per facilitare la visita fortemente voluta dal segretario generale Ban Ki-moon. Possiamo dire che in questo senso tutto il programma generale è stato ridisegnato in funzione della visita del Santo Padre. Ci sono stati grandi e intensi preparativi per questa visita del Papa. E’ una visita complicata, per così dire, dalla presenza di un grandissimo numero di capi di Stato e di governo e siamo grati all’assemblea generale per questa disponibilità nell’organizzare la visita del Santo Padre.

D. – La visita del Papa si colloca tra due Sinodi sulla famiglia; più volte Francesco ha ribadito la centralità di questa cellula fondamentale della società…

R. – Certo, la Chiesa cattolica e alcune altre religioni esplicitamente ritengono la famiglia come il cuore della società. Inoltre abbiamo sempre insistito che la famiglia è anche un protagonista, un agente primario dello sviluppo, soprattutto dello sviluppo integrale: cioè, non solo materiale ma anche dello sviluppo umano, della maturazione umana. E questo aspetto lo abbiamo ripreso specialmente in questi ultimi tre anni di dibattiti sull’agenda post 2015, l’agenda per lo sviluppo. Però, anche le Nazioni Unite riconoscono la famiglia come agente principale dello sviluppo.

D. – Però proprio sul come definire la famiglia, l’Onu è molto divisa…

R. - Lo abbiamo anche visto nel voto per quella risoluzione presentata al consiglio per i diritti umani. Si vede ancora che questa divisione è molto presente. C’è un forte gruppo in cui l’Unione europea gioca un ruolo di primo piano che respinge il termine “la famiglia” perché dicono si riferisce solo alla famiglia tradizionale, di uno sposo e di una sposa, con i figli. E insistono sul termine “tutti i tipi di famiglie” o “tutte le forme di famiglie” per comprendere tutti i tipi di unione, le unioni gender. Quindi, diciamo che i Paesi che pensano come noi hanno una grande aspettativa che Papa Francesco ribadisca la centralità della famiglia e il significato della famiglia.

D. – I poveri e i sofferenti sono nel cuore del Papa: che spazio hanno ordinariamente queste realtà nel dibattito delle Nazioni Unite?

R. – E’ un tema predominante, soprattutto in questi ultimi otto mesi, in cui si è lavorato su questo grande documento per lo sviluppo sostenibile. C’è un consenso universale sulla priorità da dare alla lotta contro la povertà. In questo senso gli interventi in Assemblea dei Paesi poveri sono stati ascoltati. E questo è stato importante non solo perché si è presentata una realtà, ma per insistere, proporre e cercare di livellare la povertà. Quest’anno ci sono grandi conferenze: quella sul finanziamento per lo sviluppo che ha avuto luogo in Etiopia, poi abbiamo questo vertice sullo sviluppo e poi a dicembre i cambiamenti climatici. Questi sono tutti i temi che girano attorno alla questione della povertà e degli aiuti che possono arrivare dai Paesi più sviluppati e tecnicamente evoluti.

D. – Anche guardando alla conferenza che ci sarà a dicembre, tra le sfide lanciate dal Papa, quella di un’economia che non prevalga sull’uomo e, nella sua ultima enciclica Laudato si’, il rispetto del Creato. Che eco hanno queste parole del Papa all’Onu ?

R. – L’Enciclica Laudato si’ ha avuto un’eco veramente molto forte qui all’Onu. Tutti, dal segretario generale, fino a tantissime delegazioni, soprattutto in vista della conferenza a Parigi, il dicembre prossimo, hanno messo veramente bene a fuoco il cuore di questo documento che più che sui cambiamenti climatici è proprio un documento sulla giustizia sociale. Per esempio, un grande facilitatore di questi negoziati all’Onu ha aperto gli ultimi interventi del negoziato utilizzando la Laudato si’, quindi invitando tutti, cattolici e non cristiani, a leggere il documento, perché ha detto: “tutto quello che noi trattiamo qui si trova nella Laudato si’”. Quindi in questo senso l’effetto è grande.

D.  – Il terrorismo internazionale ma anche tante guerre ancora in atto deturpano il mondo: l’intervento del Papa potrebbe incidere anche su questo fronte dove sembra che solo le armi possono sconfiggere la violenza?

R.  – Anche su questa questione non ci sono aspettative, ma quasi certezze che il Papa toccherà la questione della sicurezza internazionale e della pace e sicuramente farà riferimento alla questione del Medio Oriente. Tanti pensano già che il Papa parlerà dell’immigrazione. Questa è un’aspettativa molto forte. Poi qui all’Onu c’è anche una grande attesa che il Papa aiuti le Nazioni Unite a vedere più chiaramente la questione della responsabilità, come proteggere le popolazioni dalle grandi atrocità, dai crimini di guerra, dai crimini contro l’umanità, dai genocidi. C’è interesse: si vuole ascoltare cosa dirà il Papa su queste questioni.

D. – Personalmente qual è il suo auspicio per questo viaggio del Papa?

R. – Sicuramente che lasci orme profonde in seno all’Onu sulle grandi questioni di oggi, soprattutto sulla questione della sicurezza internazionale. Se pensiamo alla Siria, all’Iraq, tutte queste persone in movimento attraverso i deserti, i mari pericolosi… Questo è il cuore della questione. L’attesa dell’Assemblea è anche che lasci orme profonde sulla questione dei rapporti tra povertà, giustizia sociale e ambiente, cuore della Laudato si’.








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