2015-09-17 14:04:00

Francesco a giovani consacrati: no a provvisorietà, narcisismo, rigidità


Il Papa stamane nell’Aula Paolo VI a colloquio con circa 5 mila giovani consacrati e consacrate, riuniti in questi giorni a Roma per il loro Incontro mondiale sul tema “Svegliate il mondo”. Il servizio di Roberta Gisotti:

Ha messo da parte Papa Francesco il discorso scritto, per rispondere a braccio alle domande dei giovani, non prima di un pensiero rivolto ai  martiri di oggi, in Iraq e Siria, raccontando commosso di aver ricevuto alcuni giorni fa, una piccola croce, che aveva in mano un sacerdote iracheno sgozzato per non aver rinnegato Gesù.

A parlare per primo proprio un giovane siriano, poi una suora indiana, quindi la domanda inviata da una suora di clausura. A tutti i giovani impegnati ad approfondire la loro vocazione, il Papa ha raccomandato di non sedersi nella comodità della vita consacrata, fatta di sola rigida osservanza di comandamenti e regole:

“….la vita consacrata può essere sterile, quando non è proprio profetica; quando non si permette di sognare”.

“Profezia capacità di sognare è il contrario della rigidità”, ha spiegato Francesco:

“…l’osservanza non deve essere rigida: se l’osservanza è rigida non è osservanza, è egoismo personale. E’ cercare se stesso e sentirsi più giusto degli altri.

E ancora un monito a non lasciarsi andare alle chiacchere maldicenti.

“Ma mai, mai buttare la bomba della chiacchera. Mai, mai! E’ la peste della vita comunitaria! E così il religioso, la religiosa, che ha consacrato la sua vita a Dio, diventa un terrorista e una terrorista, perché butta nella sua comunità una bomba che distrugge”.

Quindi una riflessione sulla “cultura del provvisorio” che da instabilità ai nostri tempi che “è entrata nella Chiesa”, “nelle comunità religiose”, “nelle famiglie, nel matrimonio”, dimenticando “la cultura del definitivo”.

“Dio ha inviato il Suo Figlio per sempre! Non provvisoriamente, ad una generazione o ad un Paese: a tutti! A Tutti e per sempre. E questo è un criterio di discernimento spirituale”.

“Evangelizzare - ha poi chiarito il Papa - non è lo stesso che fare proselitismo”

“Evangelizzare non è soltanto convincere: è testimoniare che Gesù Cristo è vivo”.

Ma come fare  questa testimonianza?

“Con la tua carne, con la tua vita. Tu potrai studiare, potrai fare corsi di evangelizzazione e questo è buono, ma la capacità di riscaldare i cuori non viene dai libri, viene dal tuo cuore!”

E dal cuore del Papa un grazie speciale:  

“E qui vorrei, perdonatemi se sono un po’ femminista, ringraziare la testimonianza delle donne consacrate… Non tutte, però… Ce ne sono alcune un po’ isteriche, ma…  Voi avete questa voglia di andare sempre in prima linea: perché? Perché voi siete madri, avete questa maternalità della Chiesa, che vi fa vicine”.

Infine una memoria personale, rispondendo alla domanda  “Com’è stata la sua prima chiamata?

“So che per caso, sono entrato in Chiesa, ho visto un confessionale e sono uscito differente, sono uscito in un’altra maniera. La vita lì è cambiata”.

Di Gesù mi ha affascinato “la sua vicinanza a me”, ha aggiunto

“..il Signore mai mi ha lasciato da solo, pure nei momenti brutti e oscuri, pure nei momenti dei peccati, eh? Perché anche questo dobbiamo dire: tutti siamo peccatori. E lo diciamo in teoria... No, nella pratica, eh? Io ricordo i miei e mi vergogno”.

Ha poi rammentato che non conosceva il sacerdote che lo ha confessato, e che in seguito lo ha guidato un salesiano, che infine lo ha portato dai Gesuiti

"Ecumenismo religioso!"

"Guardatevi dal narcisismo", ha concluso Francesco

 “Siate donne e uomini di adorazione".








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