2015-09-17 13:01:00

Cile: revocato allarme tsunami dopo terribile terremoto


Allarme tsunami revocato in quasi tutto il Cile, dove questa notte un terremoto di magnitudo 8,3 della scala Richter ha scosso il Nord del Paese. Almeno 8 i morti, a fronte di oltre un milione di evacuati con poche ore di preavviso. Rimane alta l’allerta nella regione di Coquimbo, dove si svolgerà una riunione di emergenza del gabinetto di governo della presidente Michelle Bachelet. Il sisma è stato il più forte tra quelli registrati in tutto il mondo nel 2015 e uno dei più violenti nella storia del Paese, come spiega il giornalista cileno Luis Badilla al microfono di Michele Raviart:

R. – Pare che l’epicentro – secondo gli osservatori – sia stato nella parte Nord del porto più importante del Cile, Valparaíso. Al tempo stesso dicono che sia stato molto esteso e che addirittura si sia sentito a Buenos Aires: questo significa che l’onda tellurica ha attraversato tutto il Sud America, dal Pacifico all’Atlantico. La cronaca storica di questi eventi ci dice subito che è uno dei terremoti che ha colpito il Cile, tra i più importanti, i più intensi, i più gravi… Soprattutto si insiste molto sul fatto che il movimento tellurico sia stato molto prolungato, quasi ad arrivare a circa tre minuti o qualcosa di questo tipo…

D. – Quello che impressiona è come siano state sfollate oltre un milione di persone con un preavviso minimo di qualche ora. Come funziona la prevenzione per i terremoti in Cile?

R. – Impressiona questo, ma impressiona anche il fatto che un terremoto di questa natura in qualsiasi altra parte del mondo ci darebbe delle notizie sconvolgenti, di migliaia e migliaia di morti… Essendo il Paese sismico è un Paese preparato e questo si traduce poi nel tipo di costruzioni, nel modo in cui vengono costruiti i fabbricati di ogni tipo e in particolare di quelli pubblici, quindi scuole, ospedali, caserme, università… E anche il fatto che il popolo cileno - e lo ricordo anche personalmente - sin da piccolo, già dall’asilo, viene psicologicamente preparato a questo evento e quindi ogni cileno sa come si può proteggere, come si deve proteggere, le cose che deve fare e soprattutto quelle che non deve fare. Il popolo cileno, in questo senso, ha una esperienza dolorosa  ma forte, che consente di arrivare a risultati come quelli che stiamo vedendo adesso.

D. – In questo senso le cose sono migliorate? Ricordiamo che soltanto nel 2010 un altro tsunami aveva causato oltre 500 vittime…

R. – Sì, migliorano sempre. Diciamo che negli ultimi 40 anni, quando il Paese ha preso coscienza di questa sua realtà intrinseca si è andati avanti sempre migliorando. Il problema è che c’è una parte del progresso in questo senso, dal punto di vista preventivo, che è molto più lenta, perché vuol dire costruire in modo diverso, con materiali diversi e in luoghi diversi. Mentre un bambino lo puoi educare ad affrontare questa emergenza in 5-6 anni, per cambiare l’architettura ingegneristica della costruzione pubblica o privata ci vogliono decenni...








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