2015-09-16 09:26:00

Sfide e comunione: si chiude l'incontro Ccee in Terra Santa


La disperazione non ha confini e se gli Stati devono mantenere l'ordine, hanno però anche il dovere di rispondere alle necessita' di aiuto immediato e di accoglienza verso i migranti. Lo scrivono i presidenti delle Conferenze episcopali europee nel messaggio finale della Plenaria che si e' chiusa oggi a Gerusalemme. I vescovi auspicano un intervento delle Nazioni Unite sulla questione dei profughi ma anche un deciso impegno di pace per la Terra Santa e per l'Ucraina. I vescovi europei si pronunciano inoltre a favore della liberta' religiosa in Terra Santa, in riferimento ai tentativi di limitare la liberta' di azione delle scuole cristiane. Per quanto riguarda la famiglia ribadiscono che essa e' fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e chiedono che sia piu' ampia la sensibilizzazione per contrastare il ''pensiero unico'' che tende a colonizzare l'Europa imponendo una certa teoria del ''gender'', contraria alla vera e autentica valorizzazione della persona umana.  Nell'intervista del nostro inviato Fabrizio Mastrofini, la valutazione di mons. Duarte Da Cunha, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali:

R. – L’importanza di questo incontro in Terra Santa è in tre grandi punti. Il primo punto riguarda l’incontro con Gesù Cristo e l’incontro con i luoghi dove Gesù Cristo vive, che genera un rinnovamento del radicamento delle missione delle Chiese in Europa e in Gesù Cristo. Non che prima non ci fosse ma è chiaro che dopo questi giorni sentiamo veramente che vale la pena e dà senso. Il secondo punto è l’aver vissuto l’incontro con le popolazioni locali, con le famiglie di Nazareth, con i religiosi a Betlemme, con i diversi capi delle Chiese e diversi vescovi, con il popolo nella processione a Milia… Sono stati tutti incontri di una grande profondità di fede, di una grande commozione per la testimonianza della fede dei cristiani in Terra Santa. Il terzo punto è la riflessione su quelle che abbiamo chiamato le gioie e le sofferenze della Chiesa europea, come il tema dei migranti soprattutto visto come la pluralità delle circostanze e le realtà, perché ogni vescovo ha parlato e ha anche avuto opportunità di far vedere quello che accade nel proprio Paese e si vedeva come per alcuni i problemi sono gli stessi ma ci sono anche esperienze diverse. Allora, credo che questa diversità e questa sintonia di problematiche abbia aiutato molto la promozione e la collaborazione. Inoltre, c'è il tema della famiglia, legato a quanto si discuterà al Sinodo ma anche a quello che si sta vivendo attualmente come sfida culturale in tutta l’Europa con l’avanzata della teoria del gender, che risveglia nella Chiesa la coscienza della necessità di evangelizzare e difendere la persona umana in tutte le sue dimensioni. Quindi questi temi, così come l’importanza del dialogo interreligioso che è stato sottolineato in diversi Paesi come fondamentale, ha permesso di capire che l’incontro è stato un grande successo. Io sono convinto che tutti i vescovi che hanno partecipato a questo incontro torneranno a casa senz’altro stanchi, perché i lavori sono stati intensi, però veramente felici di dire che vale la pena essere pastori, vale la pena di essere cristiani oggi in Europa e in Terra Santa perché la fede dà senso.








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