"Quante persone devono ancora morire, per arrivare alla conclusione che abbiamo bisogno di fare qualcosa di concreto per la pace, il rispetto dei diritti e della giustizia, che siano garantiti a tutti?". L’interrogativo è posto da mons. Dimas Lara Barbosa, arcivescovo di Campo Grande, che insieme ai vescovi della zona Regional Centro-Oeste del Brasile, ha indirizzato una lettera alle autorità denunciando l’impunità degli autori degli omicidi degli indigeni della zona. “Il movimento indigeno e i suoi alleati continueranno a monitorare l’avanzare del processo, sperando che questa giustizia arrivi in tempo e in modo esemplare per punire i responsabili del crimine barbaro” conclude la lettera pervenuta all'agenzia Fides, che è stata pubblicata dal Cimi (Consiglio Indigenista Missionario) come riflessione sugli ultimi tragici avvenimenti che ancora aspettano risposta.
Gli autori dei reati contro gli indigeni rimangono impuniti
Sabato 29 agosto, Simeone Vilhalva, è stato ucciso durante gli scontri con gli agricoltori
del paesino Antônio João per il possesso di un allevamento. Gli autori del reato sono
rimasti ignoti e le circostanze non sono mai state chiarite. Secondo il presidente
del Consiglio Comunale dei Diritti Indigeni, Sander Barbosa, Simeone è il nuovo simbolo
della lotta indigena per la giustizia, perché dal 1983 ad oggi almeno 50 leader indigeni
hanno già perso la vita a causa dei conflitti per la terra.
Gruppi sociali e religiosi chiedono risarcimenti per le aree sottratte
agli indigeni
Un altro caso eclatante fu l'omicidio del missionario Vicente Cañas, nel mese di
maggio 1987. Dopo quasi 30 anni, una nuova giuria si dovrebbe costituire nei prossimi
mesi, secondo quanto deciso dalla Corte Federale della 1.ma Regione. “Nel caso attuale
di Simeone, sarà lo Stato ancora una volta il responsabile di tale impunità ?” domanda
la lettera pubblicata dal Cimi, che prosegue: “Per evitare che ciò accada, la società
brasiliana chiede indagini e la punizione dei colpevoli in modo veloce”. Oltre ai
chiarimenti e alle punizioni per i responsabili, i diversi gruppi sociali e religiosi
chiedono l'accelerazione nel processo di demarcazione delle terre nella zona, e di
difendere la proposta di legge Pec 71 che prevede un risarcimento per le aree sottratte
agli indigeni. (C.E.)
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