2015-09-12 15:38:00

Parroco Lampedusa: migranti interrogano Europa e sua maturità


Sono arrivati in 140 a Pozzallo, in provincia di Ragusa. I migranti, sbarcati da una nave militare francese, sono ancora da identificare, tra loro vi sarebbero 53 minorenni. E purtroppo si registra un’altra sciagura, al largo dell’isola greca di Samos, dove, per il rovesciamento di una imbarcazione, risultano dispersi quattro bambini e un adulto. In Germania oltre 360 persone sono giunte stamattina, e altri diecimila se ne aspettano nell’arco della giornata di oggi, mentre a Budapest si parla di oltre tremila migranti affluiti in 24 ore, tra loro soprattutto siriani, afghani e pachistani. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Continua incessante il flusso di profughi che attraversano il confine tra Serbia e Ungheria, il cui premier, Viktor Orban, ha chiesto all’Unione europea di dare circa tre milioni di euro ai Paesi confinanti con la Siria, quindi Turchia, Libano e Giordania, perché il problema profughi lo gestiscano loro. Il piano di Orban verrà presentato al prossimo summit dei capi di Stato dell’Unione, con la motivazione che "chi fugge non lo fa per cercare sicurezza, ma solo per una vita migliore".

“Vengono qui per vivere come tedeschi o svedesi”: ha detto Orban in un’intervista, durante la quale ha parlato di migranti arrivati in Europa non da zone di guerra, ma da campi profughi di altri Paesi. Orban ha poi confermato che la frontiera ungherese con la Serbia, a partire dal 15 settembre, verrà chiusa con la barriera metallica e di filo spinato. Quello stesso giorno, inoltre, entreranno in vigore nuove norme più restrittive, che prevedono arresto e carcere fino a tre anni per chi entra illegalmente nel Paese.

Alla continua chiusura nei confronti di chi cerca riparo, risponde l’accoglienza che ai migranti viene riservata dalle popolazioni degli stessi Paesi che non li vogliono aiutare. Don Mimmo Zambito, parroco di Lampedusa:

R. – Quello che ha vissuto Lampedusa, forse in maniera simbolica, ci ha anticipato quello che poi sarebbe successo e quali sono le opportunità, le possibilità e la crisi che si apre. Se il ragionamento dell’Europa è esclusivamente di carattere finanziario, commerciale, governato dal dio-denaro, allora ecco che "l’altro viene a rubarmi, a togliermi, a opprimermi ed è per me un rischio da eliminare". Se invece la percezione dell’altro mi rimanda un’identità, una percezione di me completa, allora questo è cammino di maturità. Io credo che questo sia avvenuto e ancora avvenga a Lampedusa, e credo che questo sia ciò che sta interrogando il continente europeo, le diverse realtà nazionali e le diverse città, che si trovano a vivere questo appello che giunge dalla migrazione, da questa gente che cerca felicità.

D. – L’Europa ha mandato un segnale insperato: l’apertura, rispetto ai muri fisici, materiali, ai muri politici. Un’inversione di tendenza che sembra quasi essere stata sollecitata dai popoli, che, abbiamo visto, hanno manifestato una solidarietà, a dispetto delle politiche dei loro governi …

R. – Sì, è un momento di passaggio anche nel modo di percepire il governo delle nazioni, il governo dell’Europa e, perché no?, il governo del mondo, e non è detto che si debba vivere sempre sotto l’ottica dell’indice di gradimento quotidiano che i mezzi di comunicazione di massa, o gli istituti di sondaggio, o la cultura imperante, economicista e finanziaria, cerca di infondere. In realtà, poi, quando ci si incontra occhi negli occhi con l’altro, allora si scatenano potenzialità direi divine. In questo senso, Lampedusa è stata esemplare anche, e soprattutto, per l’inizio del ministero di Papa Francesco, quando non si è fermato e ha invitato a non fermarsi ai titoli di giornali, a muoversi superficialmente, a commuoversi, e invece ha sollecitato a muoversi, ad andare. In questo senso credo che le popolazioni europee ci stiano ricordando questa necessità, che la realtà è più importante dell’ideologia. Purtroppo viviamo in epoche di ideologie fragili, di ideologie liquide, che coincidono soltanto con la tasca, con i soldi, con l’economia, che ci fanno schiacciare gli altri, a volte, quando in realtà poi schiacciano anche noi stessi sotto questo peso del denaro.

D. – Si dicono tutti pronti ad accogliere, ad aprire le braccia a siriani in fuga dalla guerra, in fuga dalla morte. Però sembra quasi che ci si stia dimenticando che esistono tante e tante altre persone che arrivano da tanti e tanti altri Paesi, alcuni in guerra, altri lo fanno per sfuggire alla fame, mortale quanto le bombe …

R. – Io non so dire a quali riferimenti antropologici e culturali faccia riferimento questo sistema di pensiero che prima dice: “Facciamoli morire tutti”, e poi dice: “Va bene, accogliamo questi e gli altri no”. Certamente, in maniera molto semplice, riconosco il principio del capro espiatorio, cioè, a un certo punto, su qualcuno dobbiamo scaricare la colpa e questa graverà sempre sulla parte più debole e più fragile. E’ un sistema perverso che porta non solo all’annientamento, ripeto, della persona più fragile, ma porta all’annientamento del vivere sociale e dei principi fondamentali sui quali l’Europa non solo si è costituita, ma ancora deve continuare a costituirsi. Percepisco in questo sistema di pensiero un principio diabolico che in ogni caso vuol cercare qualcuno da eliminare, da condannare, da togliere di mezzo perché rallenta la marcia. Per noi cristiani è successo che il capro espiatorio Gesù Cristo si sia rivelato il Salvatore di tutti. Forse proprio in quell’ultimo che si vuole buttare fuori dal consesso civile, ancora una volta lui ama nascondersi e vuole che noi andiamo a cercarlo.








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