2015-09-12 18:12:00

10.000 migranti a Monaco: pronti treni per altre regioni tedesche


Circa 3.600 migranti e profughi sono giunti in mattinata a Monaco di Baviera (sud della Germania). Come ha detto una fonte del governo federale tedesco, il numero di arrivi salirà a 10 mila entro la mezzanotte di oggi. Il servizio di Fausta Speranza

Predisposti treni per l’arrivo in altre regioni della Germania, dal momento che a Monaco cominciano a scarseggiare i posti di accoglienza. La Germania e' il Paese scelto dai migranti della 'rotta balcanica' come principale loro destinazione finale. Si valuta che entro la fine dell'anno saranno almeno 800 mila gli arrivi.  Ieri Monaco ne ha accolti oltre 5000. E non si interrompe il flusso di quanti attraversano il confine tra Grecia e Macedonia: 3.500 tra ieri pomeriggio e stamattina. Nelle isole greche arrivano soprattutto dalla Turchia.  Per quanto riguarda il fronte ungherese, mentre la polizia ungherese distribuisce acqua e panini ai migranti arrivati nel campo di 'raccolta' lungo i binari al confine con la Serbia, il premier Orban corda che dal 15 settembre entrano in vigore le nuove norme sull’immigrazione: previsti, tra l’altro,  l'arresto e il carcere fino a tre anni per chi entrera' illegalmente nel Paese.  Resta da dire della visita del presidente francese, Hollande, al centro di accoglienza di Cergy-Pontoise, nella banlieue di Parigi. 100 i richiedenti asilo siriani con cui ha parlato per un’ora e mezza promettendo loro una risposta delle autorita' alla loro richiesta di asilo "entro 15 giorni".  

Alla continua chiusura nei confronti di chi cerca riparo, risponde l’accoglienza che ai migranti viene riservata dalle popolazioni degli stessi Paesi che non li vogliono aiutare. Nell'intervista di Francesca SabatinelliDon Mimmo Zambito, parroco di Lampedusa:

R. – Quello che ha vissuto Lampedusa, forse in maniera simbolica, ci ha anticipato quello che poi sarebbe successo e quali sono le opportunità, le possibilità e la crisi che si apre. Se il ragionamento dell’Europa è esclusivamente di carattere finanziario, commerciale, governato dal dio-denaro, allora ecco che "l’altro viene a rubarmi, a togliermi, a opprimermi ed è per me un rischio da eliminare". Se invece la percezione dell’altro mi rimanda un’identità, una percezione di me completa, allora questo è cammino di maturità. Io credo che questo sia avvenuto e ancora avvenga a Lampedusa, e credo che questo sia ciò che sta interrogando il continente europeo, le diverse realtà nazionali e le diverse città, che si trovano a vivere questo appello che giunge dalla migrazione, da questa gente che cerca felicità.

D. – L’Europa ha mandato un segnale insperato: l’apertura, rispetto ai muri fisici, materiali, ai muri politici. Un’inversione di tendenza che sembra quasi essere stata sollecitata dai popoli, che, abbiamo visto, hanno manifestato una solidarietà, a dispetto delle politiche dei loro governi …

R. – Sì, è un momento di passaggio anche nel modo di percepire il governo delle nazioni, il governo dell’Europa e, perché no?, il governo del mondo, e non è detto che si debba vivere sempre sotto l’ottica dell’indice di gradimento quotidiano che i mezzi di comunicazione di massa, o gli istituti di sondaggio, o la cultura imperante, economicista e finanziaria, cerca di infondere. In realtà, poi, quando ci si incontra occhi negli occhi con l’altro, allora si scatenano potenzialità direi divine. In questo senso, Lampedusa è stata esemplare anche, e soprattutto, per l’inizio del ministero di Papa Francesco, quando non si è fermato e ha invitato a non fermarsi ai titoli di giornali, a muoversi superficialmente, a commuoversi, e invece ha sollecitato a muoversi, ad andare. In questo senso credo che le popolazioni europee ci stiano ricordando questa necessità, che la realtà è più importante dell’ideologia. Purtroppo viviamo in epoche di ideologie fragili, di ideologie liquide, che coincidono soltanto con la tasca, con i soldi, con l’economia, che ci fanno schiacciare gli altri, a volte, quando in realtà poi schiacciano anche noi stessi sotto questo peso del denaro.

D. – Si dicono tutti pronti ad accogliere, ad aprire le braccia a siriani in fuga dalla guerra, in fuga dalla morte. Però sembra quasi che ci si stia dimenticando che esistono tante e tante altre persone che arrivano da tanti e tanti altri Paesi, alcuni in guerra, altri lo fanno per sfuggire alla fame, mortale quanto le bombe …

R. – Io non so dire a quali riferimenti antropologici e culturali faccia riferimento questo sistema di pensiero che prima dice: “Facciamoli morire tutti”, e poi dice: “Va bene, accogliamo questi e gli altri no”. Certamente, in maniera molto semplice, riconosco il principio del capro espiatorio, cioè, a un certo punto, su qualcuno dobbiamo scaricare la colpa e questa graverà sempre sulla parte più debole e più fragile. E’ un sistema perverso che porta non solo all’annientamento, ripeto, della persona più fragile, ma porta all’annientamento del vivere sociale e dei principi fondamentali sui quali l’Europa non solo si è costituita, ma ancora deve continuare a costituirsi. Percepisco in questo sistema di pensiero un principio diabolico che in ogni caso vuol cercare qualcuno da eliminare, da condannare, da togliere di mezzo perché rallenta la marcia. Per noi cristiani è successo che il capro espiatorio Gesù Cristo si sia rivelato il Salvatore di tutti. Forse proprio in quell’ultimo che si vuole buttare fuori dal consesso civile, ancora una volta lui ama nascondersi e vuole che noi andiamo a cercarlo.








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