2015-09-09 13:30:00

Mortalità infantile in calo del 53%: Unicef presenta nuovi dati


I tassi di mortalità annuali dei bambini sotto i 5 anni sono crollati a meno della metà di quelli registrati nel 1990: si è passati da oltre 12 milioni nel 1990 a 5,9 milioni nel 2015. È quanto emerge dai nuovi dati presentati oggi dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, Banca Mondiale e Dipartimento di economia e affari economici delle Nazioni Unite. Nonostante gli importanti progressi, il mondo non ha raggiunto l’Obiettivo di sviluppo del millennio di ridurre di due terzi il numero di morti infantili sotto i 5 anni. Maria Caterina Bombarda ha intervistato Giacomo Guerrera, presidente dell'Unicef-Italia:

R. - Sì, indubbiamente è un successo per la comunità internazionale, per la comunità mondiale, che la mortalità infantile abbia un trend in discesa perché siamo passati da 12.7 milioni di bambini che morivano all’anno nel 1990 e siamo oggi a 5.9 milioni. Per carità, è una cifra assurda, terribile. Quello che è importante è che sia sceso questo trend, che dimostra fra l’altro che quando la comunità mondiale si impegna a migliorare le condizioni di vita presso questi Paesi, con scelte serie, i successi ci sono. Noi non continuiamo a dire agli italiani: aiutateci ad aiutare questi bambini qui da noi ma anche nei Paesi di origine, perché è solo così che può migliorare la loro condizione. Quando diciamo di diminuire la mortalità infantile è un modo di aiutare queste persone a vivere nei loro Paesi.

D. - Sebbene progressi importanti, significativi, il 45% dei decessi sotto i 5 anni avviene nel periodo neonatale, quali sono quindi le cause principali della morte prematura?

R. - In questo periodo la morte avviene per situazioni veramente poco costose che si possono aggredire con un costo quasi insignificante ma che danno il massimo dei risultati. In questo periodo i bambini muoiono per che cosa? Muoiono innanzitutto per le complicazioni alla nascita, quello che avviene, quindi c’è una carenza di assistenza. Ma sicuramente muoiono perché l’allattamento al seno ancora non è diffuso come dovrebbe esserlo e poi le vaccinazioni sono altrettanto importanti... Se noi riuscissimo a rilanciare questi impegni, sicuramente potremmo ottenere dei risultati.

D. - Quali sono i Paesi dove gli obiettivi sono stati raggiunti maggiormente e dove ancora c’è bisogno di operare?

R. - Nonostante i bassi redditi dobbiamo dire che sicuramente tutta una serie di Paesi sono riusciti ad ottenere successi sulla mortalità infantile. Ciò che invece purtroppo ancora ha un ritardo, ma proprio perché ancora le condizioni di vita non sono adeguate, è la fascia subsahariana dove purtroppo la mortalità infantile non è diminuita.

D. - Quali sono le Campagne per la riduzione della mortalità infantile che Unicef promuove e quali soluzioni per raggiungere l’obiettivo di sviluppo del millennio?

R. - La metà di queste morti avvengono nei primi 28 giorni di vita. Questo fatto ci porta a dover concentrare il nostro impegno in questi primi momenti di vita perché è inevitabile che se noi riuscissimo ad abbattere questo numero - e lo si può fare perché i costi sono veramente irrisori - il resto, naturalmente, lo dovremmo concentrare su quello che è tutto il sistema di prevenzione che presenta dei costi: le vaccinazioni costano, mantenere la catena del freddo ha un costo, cioè i costi ci sono per trasferire e soprattutto per somministrare ovunque le vaccinazioni. Sono questi gli interventi ai quali noi facciamo molto riferimento.








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