2015-09-09 14:46:00

Mons. Nosiglia: ogni parrocchia di Torino ospiti 5 profughi


“Chiedo alla  Caritas, alla San Vincenzo e alle altre realtà che operano nel sociale di ospitare 5 profughi, presso le parrocchie, gli istituti religiosi, le case di risposo, e altre strutture ecclesiali presenti sul territorio". E’ l’appello lanciato a fine agosto dall’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, a cui hanno fatto eco le parole del Papa nell’Angelus di domenica scorsa sull’ accoglienza agli immigrati. E proprio in questi giorni nel capoluogo piemontese, si sta attivando un piano d’azione perché questo richiamo diventi una realtà concreta. Marina Tomarro ha intervistato Sergio Durando, direttore dell’ Ufficio della Pastorale dei Migranti di Torino:

R. – L’appello che ha fatto il vescovo della città va alle comunità pastorali che sono raggruppamenti di parrocchie con l’idea che questi mettano insieme e avviino un’esperienza di accoglienza. Il vescovo di Torino ha ragionato su cinque persone, perché Torino ha 60 unità pastorali, quindi il ragionamento è questo: 60 unità, ognuna accoglie cinque persona vuol dire accogliere 300 persone. Questa sarebbe già una risposta importante a questa emergenza umanitaria. In seconda istanza questo permette anche di distribuire maggiormente sul territorio le persone e non avere concentrazione in grandi strutture, di non aver solo alcuni grandi enti che si occupano dell’accoglienza di grandi numeri, ma un’accoglienza di tante comunità cristiane che si attivano. Questa proposta non è stata pensata solo per le parrocchie ma rivolta anche alle famiglie, alle congregazioni religiose, alle associazioni, ai movimenti laicali, … Quindi in questo momento stiamo organizzando tutte le risposte, le segnalazioni, le disponibilità che arrivano.

D. - Quando partirà questo progetto?

R. - Questa e la prossima settimana raccoglieremo tutte le disponibilità che stanno arrivando e subito dopo intendiamo partire. Chiaramente le disponibilità che arrivano in qualche situazione riguardano un alloggio, a volte due; molte famiglie mettono a disposizione una camera dicendo di poter accogliere una persona, … Ma la cosa bella è in alcuni casi abbiamo anche questa esperienza bella di famiglie che si incontrano, decidono insieme, parlano della situazione che stanno vivendo oggi milioni di persone che scappano.

R. – Quanto è importante la conoscenza l’accoglienza e la conoscenza del prossimo?

R. – Credo che sia molto importante. Forse tante esperienze  di questo tipo sul territorio possono diventare anche narrazione di una storia dove la solidarietà può essere fatta di concretezza, dove l’incontro può essere arricchente - già lo stiamo sperimentando -; abbiamo delle esperienze dove la conoscenza diventa un’opportunità di crescita davvero importante per le persone. Questo è quello che si sta avverando. Se si supera in qualche modo la paura, se ci si incontra forse si riscopre che la conoscenza crea un’occasione importante.








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