2015-09-09 13:59:00

India: vittime cristiane di Orissa incontrano il presidente


Un appello diretto al Capo dello Stato, Pranab Mukherjee, per cercare la giustizia finora negata per i cristiani vittime nell'agosto 2008 delle peggiori violenze settarie dell'India indipendente. L'iniziativa, lunedì scorso, della delegazione del Comitato per la pace e la riconciliazione nel Kandhamal ha voluto evidenziare le mancanze dello Stato di Orissa e quelle del governo centrale nel fornire giustizia e indennizzi ai sopravvissuti e in generale alla sparsa comunità cristiana di origine tribale e fuoricasta, in parte da allora costretta a vivere fuori dalle aree originarie. Allora - riferisce l'agenzia Misna - furono 90 i morti, per gli attivisti cristiani, 38 per il governo; 56.000 gli sfollati tra devastazioni e violenze di ogni genere per le quali le indagini finora condotte hanno trovato pochi responsabili e ancor meno condanne.

Lo Stato di Orissa non ha fatto giustizia delle vittime cristiane
“La giustizia ci ha deluso – ha segnalato padre Ajay Singh, esponenti di spicco del comitato dopo l'incontro con Mukherjee -. Dopo avere bussato a ogni porta dello Stato, non abbiamo trovato qualcuno intenzionato a muoversi per assicurare giustizia alle vittime del Kandhamal”. Il distretto del Kandhamal, all'interno dello Stato orientale di Orissa, fu quello più colpito dalla persecuzione portata in modo organizzato da elementi e gruppi in parte esterni allo stesso distretto e anche allo Stato in quello che a molti è sembrato un tentativo di pogrom organizzato per interessi di potere e economici, ma eseguito da estremisti religiosi indù.

Intimidazioni per testimoni, avvocati e attivisti delle vittime
​Secondo il comitato, su 3.232 denunce registrate dopo le violenze, solo 827 sono state accolte dalla polizia e di queste 273 sono state successivamente rigettare per presunte mancanza di testimoni o di prove. Le indagini per i restanti sono state profondamente segnate da intimidazioni verso testimoni, avvocati delle vittime e attivisti. Al punto che finora soltanto 33 casi sono arrivati a giudizio con un'assoluzione per la maggioranza e la libertà su cauzione per i pochi giudicati per omicidio. (C.O.)








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