2015-09-05 13:24:00

Guatemala: elezioni nel caos dopo lo scandalo corruzione


Election day,ieri, in Guatemala, dove oltre sette milioni e mezzo di aventi diritto sono chiamati alle urne per le elezioni presidenziali, le politiche e le amministrative. Per quanto riguarda le Presidenziali, nei giorni scorsi il presidente Otto Pérez si era dimesso in seguito alle accuse di far parte di una vasta organizzazione criminale operante nel Paese: in lizza per sostituirlo sono Manuel Baldizón, di Libertà democratica; Jimmy Morales del Fronte di convergenza nazionale, e Sandra Torres, moglie dell’ex capo dello Stato Álvaro Colom ed esponente dell’Unità nazionale della speranza che si era già candidata nel 2011. Oltre al presidente e al suo vice, i guatemaltechi sono chiamati a votare 158 deputati e 20 rappresentanti del Parlamento, nonché 338 sindaci. Cresce, intanto, nel Paese, l’indignazione per la diffusione della corruzione nei settori chiave della classe dirigente, mentre gli indigeni protestano per il mancato rinvio delle elezioni: un voto che li trova impreparati, data la situazione di emergenza, e che li lascerà ancora ai margini della vita politica. Alessandro Filippelli ha intervistato Mario Mancini, presidente del Movimento laici America Latina (Mlal):

R. – A partire dallo scandalo di maggio di corruzione di un governo già accusato sin dall’inizio del mandato di violazione dei diritti umani, che pesavano sul passato di Otto Pérez Molina. Ricordiamo che lui era generale durante la guerra del conflitto armato in un Paese con gravissimi problemi di insicurezza e tra i più corrotti del continente. L’evolversi di queste vicende ha portato a delle dimissioni inevitabili in una scena politica del tutto frammentata, e priva di una istituzionalità che possa condurre a delle elezioni utili a ristabilire la democrazia. In pochissimi giorni sono venuti fuori quindici candidati, tutti di piccoli partiti o aggregazioni che rappresentano interessi molto particolari.

D. – Con queste elezioni quale svolta è possibile per il sistema democratico del Guatemala?

R. – La fretta di convocare queste elezioni porterà ad un caos ulteriore. Per cui la mancanza di una struttura, di partiti politici stabili e strutturati e le motivazioni di questa crisi politica non faranno altro, secondo me, che generare ulteriore caos e instabilità di fronte a una popolazione che si troverà sicuramente davanti a delle scelte obbligate ma anche poco chiare.

D. – L’ex presidente, Pérez Molina, aveva fatto della lotta corruzione il proprio cavallo di battaglia in occasione della sua elezione del 2011. Promesse che non sono state mantenute. Al contempo sono venute fuori accuse molto pesanti…

R. – Ricordiamo che Pérez Molina si è candidato con un partito patriota per rispondere alle fortissime esigenze nell’opinione pubblica guatemalteca di sicurezza. Ripeto: il Guatemala è uno dei Paesi più violenti del continente e tra i più violenti al mondo. Per cui faceva presa quel messaggio di un ex militare che tra l’altro è accusato di crimini di guerra anche dalla Cia, dal governo degli Stati Uniti, ed era nella lista delle persone accusate all’epoca del crimine di genocidio guatemalteco.

D. – Oltre al problema della corruzione, bisogna ricordare la condizione di estrema povertà che vive una parte del Paese. Secondo lei, le elezioni sono anche un’occasione per dare voce ai loro disagi?

R. – Secondo me, no. Infatti negli ultimi vent’anni dopo la guerra è stato il sintomo di una rottura strutturale, che esiste in questo Paese del Centro America dilaniato da profonde disuguaglianze. Un incontro mai avvenuto tra una popolazione indigena, che rimane ai margini ed esclusa, e di una élite di potere. Le elezioni non sono state la soluzione – non dico che non debbano esserlo, anzi il contrario. Ma in questo modo, con poca strutturazione di un sistema politico, che dia voce reale alle popolazioni escluse. Anche in questo caso, ritengo che gli indigeni non siano rappresentati e non abbiano potere per far riconoscere la propria voce. Ricordiamo il fatto che Pérez Molina, già quattro anni fa, era un generale accusato di genocidio: per cui molta popolazione indigena si sente lontana da questi processi che non li rappresentano.








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