2015-09-04 12:42:00

Mons. Lazzarotto: ristabilire clima fiducia tra israeliani e palestinesi


È necessario e urgente “promuovere un clima di fiducia tra israeliani e palestinesi”. Lo hanno evidenziato Papa Francesco e il presidente israeliano Reuven Rivlin, ricevuto in udienza ieri in Vaticano. Sollecitata pure la ripresa di “negoziati diretti” tra i due popoli, come contributo “fondamentale” alla pace e alla stabilità del Medio Oriente. Ascoltiamo l’arcivescovo Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, intervistato da Giada Aquilino:

R. – Non manca lo spazio per rendere effettiva questa fiducia, ritornare ai negoziati diretti, al dialogo diretto: è l’aspirazione che portiamo tutti nel cuore, non solo noi della Chiesa cattolica e le nostre istituzioni, ma tantissime persone in tutti i campi. Questa linea di azione a noi sembra l’unica possibile per uscire da un certo impasse pericoloso, perché sono note le tensioni che durano da tanto tempo, ma se non si ristabilisce questo clima di fiducia e se non si arriva al colloquio diretto, onesto, sincero, leale questi focolai di tensione rischiano di sfuggire di mano, di andare fuori controllo, con conseguenze negative.

D. - Proprio per riavviare i negoziati diretti, quanto è importante che ci sia stato un appello congiunto del Pontefice e del capo di Stato israeliano?

R. – Mi pare che rappresentino non solo i vertici della Chiesa cattolica e dello Stato di Israele, ma direi che rappresentano la parte più sana della società. Bisogna ascoltare questi appelli. Il Santo Padre è venuto in Terra Santa un anno fa e non ha mancato occasione per sottolineare l’importanza del dialogo diretto in un clima di mutuo rispetto e fiducia. È un messaggio che il Papa continua a lanciare in tutte le occasioni, in tutti i modi, anche tenendo conto del contesto più ampio del Medio Oriente.

D. - Si è auspicato di raggiungere un accordo rispettoso delle “legittime aspirazioni” dei due popoli. E proprio di “auspicata soluzione dei due Stati” parlò anche mons. Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, in occasione della firma dell’accordo globale tra Santa Sede e Stato di Palestina…

R. - Quella è la soluzione che al momento appare come la più fattibile. Ci sono tanti ostacoli che impediscono di andare avanti in questa strada, però fondamentalmente credo si tratti di buona volontà, sincerità e lealtà reciproca. Se ci sono queste premesse, si può arrivare. Anche la comunità internazionale, ormai a grande maggioranza, vede come unica soluzione possibile quella dei due Stati.

D. - In questi giorni ha scioccato l’immagine del bimbo siriano, Aylan, anch’egli vittima di una delle tante guerre che sconvolgono il Medio Oriente. Come superare l’immobilismo e l’indifferenza di fronte a questi conflitti?

R. – Parlando dalla Terra Santa, mi sembra che se non si arriva a stabilire questa atmosfera, non solo qui in Terra Santa ma nella regione del Medio Oriente, difficilmente si potranno evitare queste grandi tragedie che sono davanti agli occhi di tutti. Ci vuole un’azione concertata, come da tanto tempo ripetono in molti, anche in campo europeo. Ci vuole pure un impegno serio che deve saper superare quelle che possono essere sia pure legittime preoccupazioni per ‘interessi’ diretti: però questa attenzione agli ‘interessi’ - chiamiamoli così - non deve diventare chiusura egoistica.

D. - Lei ha citato il viaggio del Papa in Terra Santa, l’anno scorso. Ricordiamo anche che a giugno 2014 il predecessore di Rivlin, Shimon Peres, venne dal Papa con il Presidente palestinese Abbas e con il patriarca Bartolomeo. Quella richiesta di pace per il Medio Oriente che si levò dai giardini vaticani oggi come risuona in Terra Santa?

R: - È sempre presente e costituisce un punto di riferimento molto chiaro e sicuro. Mi pare che il Santo Padre abbia voluto indicare chiaramente che, oltre alle soluzioni tecniche e politiche, c’è un’altra dimensione che non può essere messa da parte, dimenticata. Se vogliamo veramente costruire quell’atmosfera di fiducia reciproca - perché lasciare le soluzioni ai tecnici e ai politici sappiamo essere una strada difficile, lunga - bisogna incoraggiare tutti, anche i politici, ad entrare in una dimensione diversa. Mi pare che il senso del messaggio che il Santo Padre ha lanciato e continua a lanciare sia proprio questo.








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