La siccità che ha “colpito lo Stato indiano del Karnataka (India centro-occidentale) è la peggiore degli ultimi 40 anni”. A riferirlo è Siddaramamiah, primo ministro dello Stato, che ieri ha presieduto la conferenza dei commissari regionali, dei vice commissari e dei funzionari esecutivi del Consiglio distrettuale per gestire la mancanza di acqua nel territorio. Mons. Henry D’Souza, vescovo della diocesi di Bellary, commenta all'agenzia AsiaNews: “La comunità cristiana, formata in larga parte da dalit, è la più colpita. Aiutiamo i cattolici a beneficiare degli aiuti dello Stato”.
Gravi danni alle coltivazioni
Quella che ha colpito la nazione indiana è la più grave mancanza d’acqua degli ultimi
tempi. I dati riportano che gli Stati più interessati sono il Karnataka e il Maharashtra,
con diversi distretti che hanno esaurito del tutto le proprie riserve idriche. L’assenza
di piogge monsoniche sta causando gravi danni alle coltivazioni, con ripercussioni
sulle vite dei lavoratori e delle loro famiglie. Per questo il primo ministro del
Karnataka ha disposto un blocco dei congedi per tutti i funzionari amministrativi,
tranne nei casi di emergenza. Egli ha anche richiesto di cessare l’invio del personale
nei corsi di formazione.
I più colpiti: contadini che non possiedono terreni e piccoli proprietari
terrieri
Mons. D’Souza riferisce che “i più colpiti sono i contadini che non possiedono terreni
e i piccoli proprietari di terre. Su 176 talukas, almeno 135 sono in gravi condizioni
di siccità”. In questa situazione solo i grandi proprietari terrieri che prendono
l’acqua dalle dighe hanno ottenuto il raccolto. Ma anche loro “hanno basse probabilità
di ottenere il secondo, perché quest’anno le dighe avevano riserve idriche ridotte
della metà”. Secondo i dati ufficiali del censimento del 2011, nello Stato del Karnataka
vivono poco più di 61 milioni di abitanti, di cui circa 35 milioni nelle aree rurali.
Il Karnataka State Department of Agriculture riporta poi che nel territorio lavorano
2,1 milioni di piccoli contadini e 67mila grandi proprietari terrieri.
Molti contadini emigrano in città per trovare lavoro
Il prelato aggiunge che “alcuni piccoli agricoltori che hanno seminato durante il
periodo di lievi piogge a giugno, adesso hanno perso il raccolto e non possono più
piantare semi. Perciò insieme ad altri contadini stanno emigrando in città in cerca
di lavoro nei cantieri”. I cattolici poi, conclude il vescovo, “sono in maggioranza
dalit (fuori casta) e quindi soffrono in modo particolare la mancanza dei monsoni.
La Bellary Diocesan Development Society (Bdds), attraverso i suoi gruppi di auto-aiuto,
sta sostenendo i dalit affinchè essi possano beneficiare della protezione sanitaria
garantita dalla legge governativa”. (N.C.)
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