2015-09-01 11:00:00

Dossier Caritas italiana: urgente un'ecologia integrale


In un mondo sempre più segnato da crisi ambientali, è necessaria una “ecologia integrale”. E’ quanto ricorda la Caritas Italiana in occasione della decima Giornata per la Custodia del Creato, promossa per il primo settembre dalla Conferenza episcopale iItaliana (Cei). La Caritas ha voluto puntare l’attenzione sul delicatissimo tema dell’estrazione mineraria, i cui effetti sulle comunità locali possono essere devastanti. Giacomo Zandonini ne ha parlato con Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas Italiana:

R. – Il fatto che il numero dei disastri registrati nel mondo negli ultimi trenta, quarant’anni, sia sostanzialmente quintuplicato questo è un dato ormai sotto gli occhi di tutti. Pensiamo alle alluvioni, agli smottamenti, alle siccità e alle temperature estreme: sono tutti fenomeni che hanno un trend estremamente crescente. Il fatto che ci sia un aumento delle temperature medie – l’abbiamo sperimentato anche questa estate – un aumento globale del livello dei mari, una riduzione dell’estensione dei ghiacciai, della portata dei fiumi: sono tutti fenomeni numericamente fondati, visibili – in alcuni casi quasi allarmanti – e non riducono, quindi, il problema ambientale solamente a una questione ecologica in senso stretto. Diventa invece una ecologia “integrale”; come ci dice Papa Francesco: c’è un problema che da ambientale diventa sociale, da sociale diventa politico e poi anche spesso – ahimé – fonte di conflitti e profughi ambientali.

D. – Nel dossier intitolato: “Ecologia integrale”, pubblicato dalla Caritas, si focalizza l’attenzione sul caso dell’estrazione mineraria nel Congo Brazzaville, di che fenomeno si tratta?

R. – Di tutti questi enormi fenomeni di cui parlavamo prima, noi ne abbiamo preso in esame solo uno: l’industria estrattiva nella Repubblica del Congo, dove l’aumento delle attività di perforazione, soprattutto per petrolio e gas, prima ha deteriorato gradualmente l’ambiente naturale, con livelli di inquinamento molto elevati – ma poi si è trasformato da fenomeno ambientale a problema sociale e sanitario: abbiamo anche raccolto dei dati sulla salute delle persone, che dimostrano come questi siano appunto peggiorati. Si vede concretamente, in un caso molto pratico, come l’industria estrattiva abbia prima procurato inquinamento, ma poi abbia anche compromesso la salute e la pacifica convivenza delle comunità locali.

D. – La Conferenza Episcopale Italiana nel messaggio per la Giornata per la Custodia del Creato ricorda anche la necessità di un impegno serio a livello italiano: su che fronti, secondo voi, è più urgente intervenire?

R. – L’Italia è segnata da fenomeni ormai molto evidenti di inaridimento di suoli, di accesso all’acqua – soprattutto nel Sud, pensiamo ai fenomeni di inquinamento più o meno grave o alla terra dei fuochi – abbiamo un territorio molto vulnerabile non solo dal punto di vista sismico, ma anche dal punto di vista delle alluvioni e delle frane, tanto che il numero complessivo dei disastri, anche in Italia, tende ad aumentare. E quindi i vescovi richiamano alla responsabilità, certamente politica e imprenditoriale, ma anche agli stili di vita, perché poi, attraverso le nostre scelte – nei consumi e nella produzione – anche noi possiamo non solo denunciare le cose che non vanno, ma anche pilotare le scelte, per esempio quelle aziendali, verso altre che sono ecologicamente più attente al sociale, e che in qualche modo facciano diventare la questione ambientale anche una questione educativa per noi stessi e per le nostre comunità. 








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