2015-08-31 13:29:00

Libano: a Beirut e altre città protesta contro la corruzione


In Libano aumentano le pressioni sul governo, all’indomani della  grande manifestazione organizzata dal movimento popolare “You Stink”. Nata come protesta per la mancata raccolta dei rifiuti a Beirut, l’iniziativa è diventata una contestazione alla corruzione e allo stallo istituzionale nel Paese. Sui motivi della situazione che il Libano sta vivendo, Giancarlo La Vella ha intervistato Lorenzo Trombetta, dell’Ansa di Beirut:

R. – Innanzitutto, c’è un’insofferenza di ampi strati della popolazione per un problema che è scoppiato in estate legato alla mancata raccolta delle immondizie per le strade di Beirut e della regione della capitale. Ma questa è solo la punta di un iceberg. L’insofferenza popolare va ricercata in altre questioni, sempre relative alla mancanza di servizi essenziali per la popolazione: parlo di elettricità razionata anche nelle zone più ricche di Beirut, spesso durante l’estate anche l’acqua è razionata e quindi bisogna in qualche modo affidarsi a cisterne private… Quando sono venuti a mancare gli elementi fondamentali per la vita quotidiana, come l’acqua, la luce, la raccolta delle immondizie, un’ampia fascia di cittadini libanesi sono scesi in piazza per dire “basta”: basta a questo sistema della politica e delle istituzioni, quindi anche dei servizi ai cittadini gestiti in maniera clientelare, mafiosa, corrotta.

D. – Sullo sfondo anche il panorama di un Paese che sta scricchiolando istituzionalmente da due anni senza Presidente. Questo quanto influisce sulla stabilità sociale?

R.  – Le istituzioni in Libano, come in gran parte dei Paesi del Medio Oriente, sono spesso un orpello, che è utile all’Occidente per immaginarsi questi Paesi molto simili a noi, ma poi di fatto i veri poteri spesso sono fuori dalle istituzioni. L’assenza del Presidente della Repubblica, l’assenza di un governo non hanno contribuito a creare maggiore instabilità più di quanto non abbiano contribuito a creare instabilità e violenze la loro presenza. Di fondo i veri problemi, le vere questioni cruciali del Paese si risolvono fuori dalle istituzioni, che noi invece in Italia e in Europa possiamo considerare come i veri poteri.

D.  – Il Libano di oggi che cosa rischia nel contesto mediorientale?

R.  – Il Libano continuerà a essere il Paese più stabile e sicuro del Medio Oriente, nonostante la sua storia legata sempre all’instabilità, alle violenze e ad alcune guerre. Proprio perché circondato da guerre, in particolare le guerre in Siria, con alcuni elementi libanesi profondamente invischiati, gli attori regionali e gli attori locali, quelli che in qualche modo traducono in Libano le spinte regionali, da una parte l’Iran, dall’altra l’Arabia Saudita, ma anche altri attori europei, come la Francia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Russia, che in qualche modo hanno il potere di influenzare sia le questioni mediorientali ma anche le questioni libanesi, tutti questi non hanno interesse a far sì che il Libano esploda e in qualche modo possa diventare una nuova piazza della guerra veramente combattuta, come avviene in Siria o come avviene in Iraq.








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