2015-08-30 13:00:00

Lula si ricandida in Brasile: Paese in crisi politica e economica


Il Brasile è entrato ufficialmente in recessione. Le difficoltà economiche si confermano mentre il Paese attraversa  crisi politica e scandali.  Il gigante sudamericano, fino a poco tempo candidato a diventare la quinta potenza mondiale, è precipitato di nuovo nella recessione.  La presidente Dilma Rousseff, accusata di finanziamenti illeciti, è fortemente contestata dalla popolazione.La figura dell’attuale presidente, Dilma Rousseff, che a gennaio ha iniziato il suo secondo mandato di 4 anni, risulta logorata dai contrasti tra i partiti della coalizione,  fortemente contestata dalla popolazione, accusata di finanziamenti illeciti. La sua popolarità neo sondaggi è scesa dal 60% al 9%. Ad agosto ci sono state nuove diverse imponenti manifestazioni di piazza, dopo le proteste di un anno fa in occasione dei Mondiali di calcio.  Da parte sua, l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, è tornato a ribadire di essere pronto a ricandidarsi nel 2018.  Per capire cosa stia avvenendo nel Paese, Fausta Speranza ha parlato con Paolo Magri, direttore dell’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale:

R. – E’ un Paese che da oltre un anno sta assistendo a manifestazioni di piazza che non si vedevano da decenni, dall’epoca della fine della dittatura. Proteste diverse: inizialmente, erano contro i mondiali di calcio, visti come un momento di spreco e di corruzione; poi, lo scorso autunno, sono diventate proteste politiche perché si votava per le presidenziali e l’opposizione le ha cavalcate fortemente; ora sono proteste generalizzate che chiedono alla presidente Dilma Rousseff di lasciare il Paese: chiedono l’impeachment della presidentessa. Ed è significativo che l’ultimo momento di grande protesta, nei giorni scorsi, coincidesse con l’anniversario dell’impeachment del presidente Collor: quindi, aveva un valore simbolico molto forte.

D. – Ecco, una situazione politica che però ha connotati di carattere economico …

R. – Inizialmente no, perché inizialmente – un anno fa – il Paese economicamente andava ancora bene, la disoccupazione era contenuta, il tasso di cambio era positivo … Ma negli ultimi mesi queste proteste, che hanno matrici diverse, si sono innestate su una crisi economica che è comparsa. Il Paese è in recessione: non era in recessione da vent’anni – mi sembra essere la recessione più forte, se fossero confermati i dati – la disoccupazione inizia a crescere e la valuta, che era stata l’orgoglio, anzi, preoccupava i brasiliani perché si era troppo rivalutata negli anni passati, ha perso dall’inizio dell’anno oltre il 35%. Quindi la situazione adesso, anche economicamente, lancia segnali preoccupanti e il governo non sembra in grado di fronteggiarla. Dovrebbe fare riforme ma è sempre più debole e quindi non riesce a fare manovre incisive e qui la crisi politica e la crisi economica si autoalimentano con una sorta di circolo vizioso.

D. – Nella crisi, ci sono sicuramente fattori legati alla congiuntura internazionale ma ci sono anche squilibri interni, a livello di società, che determinano questa fase…

R. – Il crollo dei prezzi delle materie prime e la minore domanda cinese hanno inciso su un Paese che è un grande esportatore di tutto. Ci sono anche fattori interni, che sono la difficoltà nel tenere sotto controllo l’inflazione, l’esplosione della spesa pubblica – la spesa pubblica, nell’ultimo anno e mezzo, mondiali prima, elezioni poi, è stata sotto controllo – e ci sono delle riforme mancanti. E’ un mercato ancora molto chiuso, con tendenze protezionistiche e quindi tutti questi tre aspetti – quello esterno, quello interno di spesa pubblica e quello delle riforme mancate – rendono più difficile il recupero di questa crisi.

D. – Che dire delle dinamiche che può innescare la ricandidatura dell’ex presidente Lula per il 2018? Sappiamo che c’è una forte opposizione …

R. – Quando un presidente in carica, del partito che ha governato il Paese per 12 anni, ha meno del 10 per cento nei sondaggi – e questa è la situazione di Dilma Rousseff in questo momento – è chiaro che il partito corre ai ripari, risuscitando l’icona di successo dei 10 anni passati: Lula. Lula finora è riuscito nell’operazione complessa di sostenere Dilma Rousseff, di sostenere questo governo ma nello stesso tempo tenersi lontano dalle accuse di corruzione, nonostante molti suoi personaggi di fiducia – a cominciare dal suo ministro della Casa civile, José Dirceu – siano stati incriminati per scandali frequenti e anche recenti. Quindi Lula ha, sulla carta, una possibilità di tornare in scena. Sarà un’operazione difficile perché ormai la sfiducia è nell’insieme del partito e nell’insieme del sistema di potere che ha governato il Paese. Forse neanche Lula riuscirà a mantenere il governo al Partito dei lavoratori.








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