2015-08-25 15:48:00

Onu: fino a tremila migranti al giorno tra Grecia e Macedonia


Sono 100 mila i migranti e i profughi in viaggio lungo la "rotta balcanica", che finora hanno attraversato la Serbia, diretti verso i Paesi del nord Europa, e in 4 mila, secondo il governo di Belgrado, avrebbero intenzione di chiedere asilo. Secondo le previsioni delle Nazioni Unite, fino a tremila rifugiati e migranti al giorno potrebbero attraversare la frontiera tra Grecia e Macedonia nei prossimi giorni, mentre la situazione diventa incandescente al confine tra Bulgaria e Macedonia, dove Sofia ha disposto l’invito di blindati per bloccare i flussi. L’Oim intanto avverte che dall’inizio dell’anno, nel tentativo di raggiungere l’Europa via mare, sono morte oltre 2.300 persone. E mentre l’Unione Europea definisce troppo piccolo il numero di 40 mila profughi da ridistribuire su territorio europeo, Berlino sospende il regolamento di Dublino per i siriani. A chiedere lo stop a Dublino da sempre è il Cir, Centro italiano rifugiati. Il direttore Chistopher Hein al microfono di Francesca Sabatinelli:

R. – E’ evidente da tempo che questo sistema non funziona, lo vediamo con i numeri in Italia. Da gennaio a oggi, sono arrivate via mare più di 110 mila persone, ma solo poco più di 30 mila hanno fatto richiesta d’asilo in Italia. Vuol dire che più di due terzi sono andati, nonostante il sistema-Dublino, in maniera irregolare in altri Paesi d’ Europa. E la stessa situazione si presenta, appunto, anche per la Grecia. Quindi, non c’è stata una politica di distribuzione dei richiedenti asilo in tutto il territorio dell’Unione, che riguarda anche tanti Stati membri che hanno un numero estremamente scarso di rifugiati e di richiedenti asilo. Una vera risposta europea deve includere tutti i 28 Stati membri più gli Stati associati, come la Svizzera e la Norvegia.

D. – Quindi, sicuramente come prima cosa sospendere Dublino. Poi, quali altre misure dovrebbe prendere l’Europa?

R. – Certamente, aumentare in modo significativo il numero di persone che devono essere trasferite dai Paesi di primo approdo, Grecia in testa, verso gli altri Stati dell’Unione, considerando comunque i legami familiari che i richiedenti asilo hanno con l’uno o con l’altro Paese. Questa è una misura che non si può più rinviare e che non si può lasciare al numero così basso di 32 mila tra Italia e Grecia, che è stato deciso a luglio dal Consiglio dei ministri degli Interni e della Giustizia. E poi ancora: aprire canali innanzitutto per siriani ma anche per altre nazionalità, specie dal Corno d’Africa, per un arrivo regolare e protetto, organizzato e pianificato, nel territorio dell’Unione e, come punto che si può realizzare con grande velocità, arrivare alla figura del “rifugiato europeo”, questo significa che una persona riconosciuta come avente diritto d’asilo, per esempio in Italia, ha poi il diritto di andare in un altro Stato dell’Unione per poter lavorare, per insediarsi, e non solo per una visita, come è attualmente, per tre mesi al massimo. I responsabili politici della Germania, della Francia ma anche della Gran Bretagna, come certamente anche dell’Italia, dovrebbero veramente aprire la mente ed essere consapevoli che siamo di fronte a un dramma di persone, nel quale vengono messi in questione anche i valori fondamentali dell’Unione Europea, della solidarietà con altri popoli.








All the contents on this site are copyrighted ©.