2015-08-25 15:06:00

Nepal. Scontri e morti per la nuova Costituzione


Violenti scontri ieri in Nepal tra popolazione e polizia, nella cittadina di Tikapur ai piedi dell’Himalaya, hanno riacceso i fari della stampa internazionale su questo Paese asiatico, colpito solo quattro mesi fa da un devastante terremoto che ha mietuto circa novemila vittime. All’origine delle proteste – nove i morti e decine i feriti – è la bozza di nuova Costituzione, che prevede un nuovo assetto federale, contestato in questo caso dell’etnia "tharu". Perché queste contestazioni? Roberta Gisotti lo ha chiesto a Francesco Brunello Zanitti, direttore scientifico dell’Istituto di Alti studi in geopolitica e scienze ausiliarie (IsAG):

R. – Le problematiche che contraddistinguono il Nepal in questi giorni rappresentano un tratto comune dell’Asia meridionale. Il Nepal è caratterizzato da più di 100 gruppi etnici e caste e i tharu ritengono di non essere rappresentati in maniera sufficiente nel nuovo sistema proposto dalla bozza di Costituzione, presentata domenica scorsa in parlamento. Oltre i tharu, ci sono anche altri gruppi come i madhesi che denunciano questa situazione. Quindi, è una questione di rappresentanza politica. I tharu sono un gruppo etnico minoritario, che fino al 2008 era ai margini del sistema sociale. Con l’introduzione di una Repubblica federale democratica, e l’idea di portare avanti una nuova Costituzione da parte dei diversi gruppi politici nepalesi, c’è il tentativo di favorire una maggiore democratizzazione del Paese. Il problema è che la situazione è complessa e fin dal 2008 le diverse Assemblee costituenti hanno fallito nel portare a termine la presentazione di una nuovo testo costituzionale per il Paese.

D.  – A che punto è la ripresa del Nepal dopo il terremoto del 25 aprile, durato diversi giorni? Che ruolo stanno giocando India e Cina?

R. – La situazione è ancora difficile, perché il terremoto è stato devastante e a queste situazioni di divisioni etniche del Paese si è aggiunta anche questa difficile problematica. Il Nepal si trova in una posizione geografica particolare, è uno Stato cuscinetto a livello geopolitico tra Cina e India e naturalmente i due Paesi stanno tentando di mantenere una certa influenza sul Paese. Storicamente, ci sono sempre stati tentativi di avere una influenza prima sul Regno himalayano e poi sulla Repubblica del Nepal. L’India ha portato avanti una politica di aiuti nei confronti del Paese attraverso l’"Operation Maitri", ma al tempo stesso anche la Cina sta offrendo un sostegno economico per favorire la ripresa del Paese.

D.  – Ma il governo del Nepal sta mostrando equilibrio nella gestione di questi aiuti?

R.  – Il Nepal è un piccolo Paese che si trova in una posizione delicata e quindi come in altri casi dell’Asia meridionale – pensiamo al Bhutan o al Bangladesh – sta cercando di mantenere degli equilibri difficili tra questi due Stati. C’è ancora una propensione maggiore verso l’India per motivi di tipo culturale, perché il Nepal è una Repubblica a maggioranza induista, ma anche la Cina sta espandendo la propria influenza verso questo territorio, quindi non sottovaluterei una possibile competizione dei due giganti asiatici anche in questo settore.








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