2015-08-25 11:00:00

In calo le adozioni internazionali, gli esperti a confronto


Interrogarsi sulla crisi del sistema delle adozioni internazionali, per far sì che uno degli strumenti più importanti di protezione per i minori non venga a scomparire: è questo il cuore del convegno “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza”, in programma a Gabicce Mare, in provincia di Pesaro Urbino, domani e dopodomani. L’evento, organizzato dall’associazione Amici dei Bambini (Ai.Bi), vuole essere occasione di confronto e dialogo fra i rappresentanti di enti, istituzioni e associazioni familiari. Maria Caterina Bombarda ha intervistato la giornalista e scrittrice, Paola Severini Melograni, da anni impegnata su tematiche sociali nel nostro Paese:

R. – Questo incontro vuole essere il modo per accendere i riflettori su una situazione che sta diventando molto complicata: quella del calo esponenziale delle adozioni internazionali nel nostro Paese. Ai.Bi. ha pensato di invitare inoltre i rappresentanti delle istituzioni - soprattutto di Francia e Spagna, ma anche italiane - insieme con altre associazioni.

D. – Quali sono  le ragioni del calo delle adozioni internazionali?

R. – Nel 2010, eravamo il secondo Paese nel mondo con il più alto numero di adozioni internazionali: queste erano 4.130. Questa caduta, assolutamente verticale, è certamente dovuta alla crisi, perché adottare costa, costa in modo spaventoso. Nonostante si possano dedurre il 50% delle spese riconosciute dalla dichiarazione dei redditi, si arriva a 40 mila. Poi, il numero degli enti: quelli riconosciuti in Italia sono 62. Ed è una cosa senza senso, perché si mettono vicino enti importanti – con una storia e un rapporto consolidato con tanti Paesi – ed enti che magari fanno una, due adozioni… E poi ci sono dei casi molto, molto sgradevoli che ancora non sono stati chiariti. Pensiamo al caso del Congo: in realtà, sembrava che fosse tutto a posto e invece ci sono ancora più di 100 bambini che aspettano.

D. – Quali conseguenze ha per la famiglia lo scoraggiamento delle adozioni?

R. – Il problema è che se si scoraggia l’adozione, evidentemente per i genitori le strade si riducono ad altri tipi di genitorialità: percorsi che probabilmente, in partenza, loro non volevano intraprendere. Allora, a questo punto, bisogna capire cosa vogliamo, oltre a riconoscere l’eroismo di questi genitori, perché l’iter è spaventoso e la parte economica – forse – è quella meno importante… Ci sono le truffe, i bambini venduti... Si crede di andare a prendere un certo bambino e te ne fanno trovare un altro, bambini in condizioni molto, molto complicate di salute… Il discorso delle adozioni internazionali segnala quindi il livello di civiltà di un Paese.

D. – Come superare, quindi, l’attuale crisi del settore?

R. – Tornando agli enti riconosciuti. Bisognerebbe diminuirli drasticamente: da 62 possono essere tranquillamente ridotti a una ventina, non soltanto perché bisogna riconoscere la qualità, ma perché gli si darebbe più forza.

D. – Che cosa vi attendete da questo incontro?

R. – Da questi due giorni mi aspetto un confronto con il governo e una risposta a tutte queste domande. Perché gli italiani hanno voglia di adottare e hanno voglia di famiglia: la famiglia è la cosa più importante per il nostro Paese. È compito del governo e dello Stato facilitare questa voglia di famiglia, e questa è un’occasione.








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