2015-08-21 15:43:00

Coree, Pyongyang prepara azione militare contro Seul


La Corea del Nord ha completato i preparativi per l’eventuale “azione militare contro quella del Sud”, dopo aver dichiarato stamattina il “quasi-stato di guerra”. L’ordine è giunto dal leader Kim Jong-un, dopo una riunione d’emergenza della Commissione militare centrale del Partito dei Lavoratori. Da Seul, la risposta è arrivata dalla presidente, Park Geun-Hye, che promette reazioni “severe” in caso di provocazione. L’ennesimo braccio di ferro tra le due Coree è nato dopo la ripresa delle “propaganda” anti-Pyongyang messa in atto dalle autorità del Sud attraverso megafoni piazzati lungo il confine della zona demilitarizzata (Dmz) sorta di cuscinetto tra i due Paesi. La decisione di Seul è arrivata dopo il ferimento all’inizio di agosto di due suoi soldati da mine antiuomo piazzate lungo la Dmz, di cui il Sud accusa il Nord. Ieri c’è stato un intenso scambio di fuoco tra i due Paesi, terminato senza danni né feriti. Un appello alla calma è giunto dal segretario generale Onu Ban Kii Moon. E’ questo il picco più alto della tensione tra le due Coree da cinque anni a questa parte. Può davvero essere il preludio a un conflitto? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto alla professoressa Rossella Ideo, esperta di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale:

R. – Tutte le volte che ci sono provocazioni dall’una o dall’altra parte, sia a livello militare che a livello verbale, di guerra psicologica, c’è sempre il rischio che gli incidenti possano degenerare in una guerra, per il semplice fatto che le due Coree non hanno mai firmato la pace e tra loro vige ancora l’armistizio firmato alla fine delle guerra di Corea, nel 1953.

D. – Se però alla guerra non ci si arrivò cinque anni fa, quando la Corea del Nord affondò una corvetta provocando la morte 46 di soldati sudcoreani, allora viene da pensare che non sia questa la volontà…

R. – No, non c’è la volontà da parte né di una né dell’altra Corea. Direi che a monte dell’atteggiamento nordcoreano ci sono due fatti. Il primo è che c’è la ripresa delle manovre militari tra Stati Uniti e Corea del Sud: queste avvengono ogni anno e adesso a distanza abbastanza ravvicinata, in modo tale che i due alleati, Stati Uniti e Corea del Sud, si preparino per un’eventuale guerra nella penisola coreana. In questo fatto, c’è naturalmente una bella esibizione di forza. Il secondo fatto è che la ripresa della propaganda attraverso i megafoni situati lungo la linea smilitarizzata, che avviene dopo ben undici anni, perché nel 2004 in Corea del Sud erano ancora al potere i governi chiamiamoli così “democratici” – nel Paese li chiamano  giustamente “progressisti” – che avevano tentato in tutti modi, dal 1998 in avanti, di distendere le relazioni tra le due Coree e in un certo senso un avvicinamento c’era stato. Quindi, è ritornata questa “guerra psicologica”, come la chiama anche la Corea del Nord, di conseguenza siamo sempre di fronte a dei fatti che affondano le loro radici in questo stato di tensione molto forte, che è ricominciato una volta che sono arrivati al potere due governi conservatori, uno dopo l’altro. Parliamo di Seul, perché nel Nord siamo alla terza generazione della dinastia “rossa” Kim, dove ora abbiamo questo giovane che tiene ad esibire un atteggiamento “muscolare”, perché deve dimostrare di essere all’altezza del nonno e del padre.

D. – Quanto sono stati negli anni efficaci, dal punto di vista proprio della guerra psicologica, questi altoparlanti?

R. – Gli altoparlanti sono stati, sì, efficaci perché sono stati sentiti e i nord-coreani, che sono poi fuggiti al Sud, hanno detto di esserne stati influenzati. Quindi, si può dire che tutta la propaganda che la Corea del Sud ha ripreso ha irritato moltissimo Pyongyang. C’è sempre questa idea del Sud conservatore, com’è adesso il suo governo, di voler minare dall’interno il regime del Nord.

D. – I grandi alleati dell’uno e dell’altro, Cina e Stati Uniti, si muoveranno o per ora guardano?

R. – Naturalmente, sono state fatte dichiarazioni. Cina e Russia sono per smorzare la tensione, mentre gli Stati Uniti si sono detti estremamente preoccupati. Ma sono dichiarazioni nel copione di questa “Guerra fredda” che continua. Si vede benissimo che gli Stati Uniti, i quali hanno ottenuto ottimi risultati con gli altri due “paria” della comunità internazionale, Cuba e Iran, non hanno alcuna intenzione di perdere del tempo con la questione coreana. A loro, come anche ai vicini, va bene che la Corea sia divisa in due. Agli Usa fa comodo perché questo perenne stato di tensione al confine con la Cina è un qualcosa che fa gioco, in più permette loro di mantenere migliaia di truppe in Corea del Sud, cosa che non sarebbe giustificabile se ci fosse una distensione. E questo naturalmente riguarda il problema cinese degli Stati Uniti. La Cina, invece, non vuole vedersi gli Stati Uniti lungo il confine con la Corea del Nord, quindi è chiaro che preferisce avere uno Stato “comunista” – mettiamo  al riguardo tante virgolette – vicino alle sue frontiere, che non una penisola unificata sotto una Corea del Sud alleata strettissima degli Stati Uniti.








All the contents on this site are copyrighted ©.