2015-08-17 16:50:00

Sud Italia, la lenta eutanasia che nessuno riesce a fermare


Il nuovo allarme rosso per il Sud Italia arriva ancora una volta dallo Svimez, l'associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno: tra soli venti anni andranno via dalle regioni meridionali oltre 4milioni di persone, metà delle quali giovani e laureati. Un vero e proprio spopolamento. Cosa che dovrebbe far accapponare la pelle.

"Invece - riflette Adriano Giannola, presidente dello Svimez - sembra che queste previsioni, basate su dati incontrovertibili, abbiano avuto solo lo scopo di aprire uno sterile dibattito condito di stereotipi tra il sociologico, l'economico e l'antropologico. Invece l'attuale classe dirigente dovrebbe indicare subito, senza perdere altro tempo, quale strada intraprendere per rilanciare la crescita, prima che sia troppo tardi"

Già, perché dal 2001 al 2011 in settecentomila hanno deciso di andare a cercare fortuna altrove. "Di questo passo - aggiunge amaramente Giannola - il problema dell'annosa 'questione meridionale' si risolverà senz'altro. Per eutanasia".

Una via d'uscita si potrebbe trovare guardando al passato. A quello strumento tanto vituperato e calunniato che invece potrebbe rivelarsi, rivisitato e corretto, l'uovo di colombo: la Cassa del Mezzogiorno. " Oggi tutti gli storici sono d'accordo - sentenzia Marco Paolino, docente di storia contemporanea presso l'Università della Tuscia ed esperto della 'questione meridionale' - : è stato grazie alla creazione della Cassa che il Sud dal 1950 al 1975 ha avuto uno sviluppo tumultuoso è stava quasi per eguagliare il Nord. Poi dopo il 1975, data del suo progressivo smantellamento, tutto si è fermato". 

Oggi, è l'idea di Paolino, noi dovremmo riprendere il bandolo della matassa da lì. Dovremmo creare "un' istituzione che si ispiri alla Cassa del Mezzogiorno: un'agenzia, un ente, che però vada al di là anche dei confini nazionali e inglobi tutte le necessità che il permanere in Europa comporta".

Sostanzialmente d'accordo anche Adriano Giannola. Che avverte: " Per cercare di aiutare il Sud occorrono idee e fantasia, come negli anni '50. Noi al governo sono anni che proponiamo di uscire dai dibattiti stereotipati ed inserire in agenda tre possibili obiettivi: il rilancio dei porti, dei retro porti e la creazione di zone economiche speciali. Però nessuno ci ha dato ascolto".








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