2015-08-14 11:36:00

P. Bizzeti nuovo vicario apostolico di Anatolia: costruire ponti, non barriere


Papa Francesco ha nominato vicario apostolico di Anatolia (Turchia) il padre gesuita Paolo Bizzeti, finora  rettore della Patavina Residentia "Antonianum" e direttore del Centro "Antonianum" per la formazione del laicato a Padova, assegnandogli la Sede titolare di Tabe. 67 anni, fiorentino, padre Bizzeti è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1966. Specialista di questioni medio-orientali, ha fondato e guida l’Associazione “Amici del Medio Oriente Onlus”, la comunità di famiglie “Maranàtha” e la “Tavola Pellegrini Medio Oriente”. Sergio Centofanti ha chiesto a padre Bizzeti con quale spirito abbia accolta questa nomina:

R. – Direi proprio con lo spirito di un gesuita che ha fatto il voto di disponibilità ad essere mandato laddove la Santa Sede, il Romano Pontefice, ci chiede. Vado in questo spirito di obbedienza, di fiducia, grato per la fiducia che mi viene data e nella speranza di poter servire queste piccole comunità cristiane che sono all’origine della nostra vita come cristiani, perché Antiochia sull’Oronte, Tarso, sono luoghi dove - potremmo dire - di essere nati tanto quanto Gerusalemme.

D. - Lei succede a mons. Padovese, ucciso nel 2010; una sede da allora vacante …

R. – Sì, sono molto contento che la Santa Sede dia una continuità al lavoro, all’impegno, alla testimonianza di mons. Padovese. Le comunità cristiane locali da tempo aspettavano un pastore e quindi mi sembra ci sia motivo di gioia insieme a questi nostri fratelli che sicuramente vivono una situazione di vita cristiana di estrema minoranza con alcune difficoltà.

D. - Come vede la situazione della piccola comunità cristiana in Turchia?

R. - È una comunità piccola ma vivace, fiera della propria fede che porta avanti in un contesto sicuramente non facile. Tuttavia la Turchia è un grande Paese che ha una tradizione molto bella anche di tolleranza, di multireligiosità; potremmo dire proprio che è un Paese dove da sempre le religioni si sono incontrate e dove da sempre c’è stato uno scambio proficuo tra la tradizione occidentale e quella orientale. Quindi spero proprio che sia possibile stabilire anche dei ponti, dei rapporti tra le comunità cristiane presenti qui e le altre, proprio come faceva San Paolo, che metteva in collegamento comunità cristiane anche molto diverse dell’Oriente e dell’Occidente.

D. - In questo momento di grandi tensioni, quanto è importante il dialogo con l’Islam?

R. - Più che mai è importante e più che mai, soprattutto nella preghiera, dobbiamo chiedere al Dio unico che ci preservi dalle divisioni, dalle guerre sterili, dal fondamentalismo. Credo che la stragrande maggioranza della gente non condivida né la violenza né il fondamentalismo. Dobbiamo dare voce a quello che la stragrande maggioranza della gente sente e vuole.

D. - Quali sono i suoi auspici per questa nuova missione?

R. - Andrò con molta umiltà, perché non sono giovanissimo, devo imparare la lingua … e quindi io andrò all’inizio di questo Anno giubilare della misericordia chiedendo che tutti abbiano misericordia verso di me e spero di portare loro la misericordia di Dio.








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