2015-08-13 12:41:00

Timor Est. Parolin ai seminaristi: siate di Dio "tutti i giorni"


Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin è da giorni in visita in Asia. Dopo aver sostato in Indonesia, il porporato è giunto a Timor Est, a Dili, dove ha celebrato la Messa nel Seminario maggiore. La sintesi della sua omelia nel servizio di Alessandro De Carolis:

La parola chiave per vivere in seminario è: “Tutti i giorni”. Parola semplice, che non lascia spazio a fraintendimenti. “Tutti i giorni” vivere e prepararsi in seminario a essere due cose: “discepoli” e “missionari”.

Impegno e sincerità
"Tutti i giorni rinnovate il sentimento che tutto è gratis, il sentimento di gratuità della elezione di ognuno di voi – nessuno di noi la merita": questa espressione l’aveva usata Papa Francesco nel suo incontro con il clero ecuadoriano, l’8 luglio scorso. Il cardinale Parolin la riprende e vi impernia l’omelia della Messa al seminario maggiore di Dili. E “cosa vi è chiesto di fare ‘tutti i giorni’?”, domanda rivolgendosi ai futuri sacerdoti e ai loro formatori. “Prima e soprattutto – indica – vi viene richiesto di entrare profondamente nel percorso di formazione con impegno e sincerità. Sì, Dio vi ha chiamato e con coraggio e fede voi avete risposto. Siete venuti in seminario per vedere, per capire e discernere la validità di questa chiamata”.

Vi ha chiamati Gesù
Un cammino di verifica che, constata il cardinale Parolin, induce a porsi un’altra domanda: “È veramente il Signore che mi chiama?”. In questo caso, dice, la risposta viene dalla Bibbia, dalle parole del profeta Geremia: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato”. “In tutto il viaggio della vostra vita in seminario – è il consiglio del porporato ai futuri sacerdoti – questa profonda convinzione deve essere nei vostri cuori: è il Signore che vi chiama, è il Signore che vi ha scelto, ed è il Signore che vi sta tenendo la mano per portarvi a essere un operaio nella sua vigna”.

Uomini di intelletto e anima
Una chiamata che si comprende tutti i giorni un po’ nella misura in cui, spiega il segretario di Stato, la quotidianità in seminario viene vissuta per crescere, con l’aiuto del direttore spirituale, tanto sul piano “umano”, per sviluppare soprattutto la “capacità di interazione con la gente”, quanto sul piano “intellettuale”, per “sviluppare la capacità di abbracciare la conoscenza” – in particolare  “di comprendere e risolvere le sfide” – e su quello “spirituale”, nello sviluppare il rapporto con Dio, approfondendo “il vostro dialogo con Lui, parlargli e ascoltarlo”. Questo rapporto, prosegue il cardinale Parolin citando ancora Francesco, porta a un’ulteriore scoperta, quella di Gesù “volto della misericordia del Padre". È questo “senso di misericordia – dice ai seminaristi – che ci forma e ci plasma a diventare discepoli di misericordia. È necessario che ‘tutti i giorni’ – sostiene – ci sentiamo nel profondo del cuore che siamo stati toccati da Dio” per essere pronti come suoi discepoli a dare quell'amore e quella misericordia agli altri.

Da quelli che non contano
Altri che, secondo il più genuino insegnamento del Papa, sono gli “emarginati”,  i “dimenticati”. Questo, mette in chiaro il cardinale Parolin, “è l'obiettivo primario del nostro ministero e dell’attività sacerdotale: andare alle periferie, a coloro che vivono in periferia ‘fisicamente, socialmente, psicologicamente e spiritualmente’, in altre parole, a chi “è costretto a vivere separato dagli altri” per “reintegrarlo nella famiglia di Dio e nella società cui appartiene”.








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