2015-08-12 13:54:00

Yemen, Msf: emergenza umanitaria nel silenzio internazionale


Sempre più preoccupante l’emergenza umanitaria in Yemen, teatro di scontri interni tra i ribelli sciiti Houti e le forze supportate dai raid della coalizione a guida saudita. La denuncia arriva da Medici senza frontiere, secondo cui, nelle città coinvolte dai combattimenti scarseggiano cibo, acqua e carburante ed è la popolazione civile a pagare le conseguenze del violento conflitto in atto e delle violazioni al diritto internazionale umanitario. Per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dall’inizio dei raid, a marzo, le vittime della guerra in Yemen sono state oltre 4300, un milione e 300 mila gli sfollati ai confini, mentre mancano acqua, cibo e medicinali nelle città colpite dagli scontri. Poche anche l’attenzione e le donazioni internazionali per far fronte all’emergenza. Elvira Ragosta ha raccolto la testimonianza della dottoressa Lamia Bézer, di Medici senza frontiere (Msf), rientrata in Italia da pochi giorni:

R. – Non solo quello di Msf, ma anche gli altri ospedali sono stati invasi da feriti, che non erano solo combattenti, ma erano anche civili, donne, bambini e anziani. È un conflitto che è ancora in corso – la guerra non è finita – ed è passato silente nella comunità internazionale.

D. – Quanti sono stati i feriti che avete curato?

R. – Dall’inizio del conflitto, da metà marzo, almeno nell’ospedale di Aden, quasi 7.000 feriti.

D. – Com’è la situazione invece nelle altre città colpite dagli scontri e dai bombardamenti?

R. – Il conflitto si estende a tutto il Paese. Msf è presente non solo ad Aden, ma anche in diverse postazioni, sial sud che nel nord. Supportiamo ospedali e abbiamo anche cliniche mobili per raggiungere la popolazione che ha difficoltà di accesso alle strutture sanitarie.

D. – Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria, quali sono le testimonianze dei civili che avete curato nel corso di questi tre mesi ad Aden?

R. – La popolazione è disperata, è in ginocchio. Il conflitto ha fatto sì che le persone venissero separate dalle loro famiglie: molte di loro hanno perso la casa, hanno difficoltà a reperire acqua, l’elettricità è un’illusione, hanno difficoltà a reperire il cibo che è carissimo. Ed è molto difficile spiegare ai pazienti che erano pronti per essere mandati a casa, perché – ovviamente – si sentivano al sicuro all’interno dell’ospedale. E al momento delle dimissioni tanti pazienti sono poi rimasti più o meno legati all’ospedale: alcuni addirittura dormivano all’interno del giardino dell’ospedale, perché sapevano di essere protetti e che tutto sommato era più facile così reperire del cibo.

D. – La mancanza di cibo, di acqua, di rifornimenti medici, di carburante, soprattutto in una città portuale quale quella di Aden, sono il risultato degli scontri, dei bombardamenti e anche dell’embargo. Come reperire anche i fondi internazionali per aiutare la popolazione?

R. – Tutto dipende da quanta attenzione c’è su questo tipo di conflitti. Fino adesso, la cosa più devastante è che questo è un conflitto silenzioso... E finché la comunità internazionale non inizierà a porre l’accento su questa guerra devastante che è in corso ad Aden, di sicuro i fondi non arriveranno.

D. – Nel corso di questi tre mesi, ci sono state delle tregue umanitarie che molte volte sono state non rispettate. Durante questi tentativi, c’è stata la possibilità di effettuare dei rifornimenti?

R. – C’è stata la possibilità di avere qualche rifornimento, ma non abbastanza per le esigenze che c’erano.

D. – Dal punto di vista medico, quali sono le necessità più urgenti in questo momento?

R. – Il sistema sanitario è completamente collassato! Quindi, si parla di assistenza sanitaria di base, ospedali che curano malattie quali la malaria, la malnutrizione, e c’è la necessità di fornire cure ai feriti di guerra, ma anche esigenze legate all’ostetricia – quindi donne incinte – che veramente hanno pochissimo accesso alle cure e risorse.

D. – Lei che cosa si porta dietro da questa esperienza?

R. – È stata un’esperienza che ha lasciato un segno grosso non solo a me, ma anche a tutti quelli che erano con me. Se c’era la credenza stupida che la guerra colpisse prevalentemente i soldati che la combattono, questo è assolutamente falso. Io ho visto cose che nella vita non si dovrebbero vedere… E vedere con i tuoi occhi ti fa rendere conto di quanto la guerra sia una catastrofe, e quanto provochi una emergenza umanitaria di proporzioni inaspettate.








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