Una nuova iniziativa di pace per il Sud Sudan, sconvolto dal dicembre 2013 dalla guerra civile tra il presidente Salva Kiir e l’ex vicepresidente Riek Machar: a lanciarla è il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan (Sscc), di cui fa parte la Chiesa cattolica. Al lancio dell’iniziativa, avvenuto l’8 agosto a Juba, erano presenti anche rappresentanti del Consiglio islamico di Juba, di diverse ong, della comunità internazionale, del governo e della stampa.
Premere per l’immediata cessazione dei
combattimenti
L’idea è scaturita da un incontro del Consiglio svoltosi
lo scorso mese di giugno, a Kigali, in Rwanda, in cui i leader delle Chiese cristiane
sudanesi avevano rivolto un accorato appello a porre immediatamente fine “all’insensato”
conflitto innescato dai combattimenti tra le truppe governative ed i ribelli dell’ex
vicepresidente Riek Machar, a poco più di due anni dall’indipendenza del Sud Sudan.
Il piano di azione delle Chiese sud-sudanesi seguirà essenzialmente tre direttrici:
l’advocacy, ossia azioni di pressione per perorare la causa della pace presso la popolazione,
il governo sud-sudanese e le altre istituzioni; la creazione di un forum neutrale
per mediare tra le parti in conflitto e la riconciliazione.
Si firmi l’accordo di pace dell’Igad
Sul primo punto, l’Sscc ha rilanciato a fine luglio
un nuovo pressante appello a firmare il testo dell’accordo di pace presentato dall’Igad
(l’organismo regionale per lo sviluppo dei Paesi dell’Africa orientale) ad Addis Abeba,
dove i leader delle due fazioni sono riuniti per un nuovo round di negoziati. Il piano
concede al governo di Kiir il 53% dell’esecutivo a livello nazionale e a Machar il
33%, mentre ad altri partiti politici viene dato il restante 7%. I ribelli controlleranno
il 53% dei governi locali degli Stati di Jonglei, Unity e Alto Nilo (con il 33% a
Kiir e il 7% agli altri partiti).
Mons. Paulino Lukudu Loro: questa guerra
deve finire!
Senza entrare nel merito dei contenuti dell’accordo
proposto, le Chiese cristiane sudanesi sottolineano che la cosa più importante è firmarlo
per consentire il cessate-il-fuoco e aprire così la strada ad una pace duratura. “Il
popolo del Sud Sudan ha già sofferto abbastanza, troppo è troppo”, ha dichiarato il
segretario del Sscc padre James Oyet. “Questa guerra deve finire e l’accordo deve
essere firmato perché è in gioco la vita” del Paese, ha rincarato, da parte sua, l’arcivescovo
cattolico di Giuba, mons. Paulino Lukudu Loro, al termine della presentazione dell’iniziativa
del Sscc, esortando tutte le persone di fede a collaborare per riportare la pace nella
nazione.
La Chiesa accanto del popolo sud-sudanese
vittima del conflitto
L’iniziativa di pace del Sscc è solo l’ultima di una
serie di interventi delle Chiese cristiane in Sud Sudan per uscire dalla crisi ed
a favore delle popolazioni vittime della nuova guerra. Come evidenziato da padre Oyet,
“la Chiesa è l’unica istituzione che gode della fiducia della gente e che riesce a
raggiungere tutte le comunità, anche nelle aree più pericolose e insicure in cui sono
in atto i combattimenti”. (L.Z.)
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