2015-08-12 14:47:00

Mons. Angiuli: no a trivelle in Puglia, Sud non è pattumiera


Cresce la protesta in Puglia per il progetto governativo di trivellare il mare in cerca di petrolio, lungo le coste ad alta densità turistica. Si tratta di una mobilitazione che unisce le realtà locali della politica, della società e della Chiesa. Luca Collodi ha sentito il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli:

R.  - Noto come a livello ecclesiale e civile ci sia un risveglio della coscienza  e il desiderio di portare il proprio contributo alla soluzione di questi problemi. Porto un piccolo esempio: tutti i vescovi del Sud Salento, da Lecce in giù, hanno diramato un documento, letto in tutte le parrocchie e divenuto oggetto di riflessione da parte di tutto il popolo di Dio presente nel nostro territorio. Ciò ha suscitato una manifestazione comune; abbiamo fatto, insieme a tutti i vescovi e i rappresentanti delle associazioni, un momento di preghiera per fare poi un percorso fino a Leuca. Da questo sono nate tante altre iniziative. Quello che è importante sottolineare è la presa di coscienza anche dei sindaci dei nostri territori e delle Istituzioni regionali.

D. - Il governo cerca di fare cassa con il petrolio, forse senza valutare il rischio ambientale che deriva dalla presenza delle trivelle sul territorio…

R. - Il problema  è innanzitutto di politica generale; una politica energetica di carattere generale, perché anche il governo più volte ha sostenuto che la politica portata avanti fino ad oggi deve essere assolutamente cambiata e che bisogna cercare altre fonti energetiche.  Quindi c’è una questione di carattere strategico che riguarda l’impostazione di questa politica. Per quanto riguarda il problema più specifico, quello delle trivelle, pare sia acclarato che da noi ci sia poco petrolio, oltretutto di scarso valore. Non si vede quindi il motivo di  impegnare questo nostro territorio,  che si fonda sul turismo  e non si capisce perché si debba deturparlo senza poi avere dei vantaggi,  perché non ce ne sarà nessuno di carattere economico. La scelta non sembra quindi razionale. Questo è il punto fondamentale. Certo, non risulta comprensibile perché si debba dare addirittura a sette multinazionali il compito di portare avanti delle ricerche che non porteranno alcun vantaggio economico ma che sicuramente deturperanno il territorio. Se si tiene conto che l’unica risorsa del Meridione e del Sud Salento è il turismo, vuol dire che si aggiunge danno a danno; se poi si pensa che abbiamo già il grave problema della Xylella ancora non risolto, non so come si possa prevedere qualcosa del genere. Poi c’è tutto il problema dell’Ilva a Taranto… Insomma il Sud non può diventare una pattumiera con tutti questi problemi. Non si può aggiungere problema a problema. Non si vede il motivo per cui con i problemi che già abbiamo, si debba intervenire anche nel mare, tanto più che non ci sarà nessun guadagno dal punto di vista economico.








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