2015-08-12 12:26:00

Francesco: la festa è tempo sacro di Dio non dell'ingordigia del consumo


Il momento della festa “è un prezioso regalo che Dio ha fatto alla famiglia umana”, che non va sprecato né ridotto a un “affare”. È il senso della catechesi del Papa all’udienza generale di oggi, in Aula Paolo VI, durante la quale Francesco ha invitato le famiglie a vivere la pausa domenicale con l’Eucaristia che trasfigura, ha detto, ogni momento della vita, anche doloroso. Il Papa ha riservato un abbraccio a dieci profughi cristiani approdati a Lampedusa, dopo essere scampati a violenze in Nigeria e a sei mesi di lavoro forzato in Libia. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La festa la inventò Dio quando si concesse una pausa per contemplare la bellezza di ciò che aveva appena creato. L’epoca del consumo più che contemplare preferisce monetizzare e così la pausa festiva diventa per tanti uno spazio vuoto da riempire di cose, possibilmente in vendita.

Contemplare un lavoro ben fatto
Un po’ come nel momento della Genesi, le parole del Papa dividono la luce di un momento, la festa, inventato da Dio e quindi “sacro”, dall’ombra di abitudini la cui genesi non è frutto di amore gratuito ma, afferma, dell’“ingordigia”. Il Creatore, ricorda Francesco alla folla, “benedisse il settimo giorno” e “ci insegna l’importanza di dedicare un tempo a contemplare e a godere di ciò che nel lavoro è stato ben fatto”, non solo in senso professionale ma anche nel senso di ogni “azione con cui noi uomini e donne – dice – possiamo collaborare all’opera creatrice di Dio”:

“Dunque la festa non è la pigrizia di starsene in poltrona, o l’ebbrezza di una sciocca evasione… No, La festa è anzitutto uno sguardo amorevole e grato sul lavoro ben fatto; festeggiamo un lavoro. Anche voi, novelli sposi, state festeggiando il lavoro di un bel tempo di fidanzamento: e questo è bello! E’ il tempo per guardare i figli, o i nipoti, che stanno crescendo, e pensare: che bello! E’ il tempo per guardare la nostra casa, gli amici che ospitiamo, la comunità che ci circonda, e pensare: che cosa buona!”.

"Signori" del lavoro, non schiavi
La festa, riconosce il Papa, può capitare in un momento doloroso e anche in quel caso, suggerisce, bisogna chiedere a Dio “di non svuotarla completamente”. Pure al lavoro, sostiene Francesco, è bene “’infiltrare’ qualche sprazzo di festa” – magari celebrando  tra colleghi un qualche anniversario: “Sono momenti di famigliarità nell’ingranaggio della macchina produttiva” che, afferma, fanno bene:

“Ma il vero tempo della festa sospende il lavoro professionale, ed è sacro, perché ricorda all’uomo e alla donna che sono fatti ad immagine di Dio, il quale non è schiavo del lavoro, ma Signore, e dunque anche noi non dobbiamo mai essere schiavi del lavoro, ma ‘signori’ (…) E invece sappiamo che ci sono milioni di uomini e donne e addirittura bambini schiavi del lavoro! In questo tempo ci sono schiavi! Sono sfruttati, schiavi del lavoro, e questo è contro Dio e contro la dignità della persona umana!”

Festa ridotta a consumo
Di più, incalza il Papa, “l’ossessione del profitto economico e l’efficientismo della tecnica mettono a rischio” gli stessi “ritmi umani della vita”, che finisce per snaturarsi con costi alti per la società:

“Il tempo del riposo, soprattutto quello domenicale, è destinato a noi perché possiamo godere di ciò che non si produce e non si consuma, non si compra e non si vende. E invece vediamo che l’ideologia del profitto e del consumo vuole mangiarsi anche la festa: anch’essa a volte viene ridotta a un ‘affare’, a un modo per fare soldi e per spenderli. Ma è per questo che lavoriamo? L’ingordigia del consumare, che comporta lo spreco, è un brutto virus che, tra l’altro, ci fa ritrovare alla fine più stanchi di prima. Nuoce al lavoro vero, e consuma la vita. I ritmi sregolati della festa fanno vittime, spesso giovani”.

Prezioso regalo alle famiglie
Invece, se si ha consapevolezza che “il tempo della festa è sacro perché Dio lo abita in un modo speciale” – se si vive l’Eucaristia domenicale che “porta alla festa tutta la grazia” di Gesù – allora famiglia e lavoro, gioie e fatiche quotidiane, anche la sofferenza e la morte vengono trasfigurati, conclude Francesco, da Cristo:

“La famiglia è dotata di una competenza straordinaria per capire, indirizzare e sostenere l’autentico valore del tempo della festa. Ma che belle sono le feste in famiglia, sono bellissime! E in particolare della domenica. Non è certo un caso se le feste in cui c'è posto per tutta la famiglia sono quelle che riescono meglio! (…) Dunque, la festa è un prezioso regalo di Dio; un prezioso regalo che Dio ha fatto alla famiglia umana: non roviniamolo”.

Al termine della catechesi, Papa Francesco ha rivolto un saluto particolare alle Suore di Santa Marta, impegnate nel Capitolo generale, ricordando una frase del loro fondatore, il Beato Tommaso Reggio: “La carità ha le ali ai piedi, volate là dove l’indigenza del più povero lo richiede”. E un secondo pensiero, tra gli altri, è stato per Santa Chiara d’Assisi, ieri festeggiata dalla Chiesa, indicata come “luminoso modello” soprattutto per i giovani.








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