2015-08-09 10:57:00

Papa: ancora orrore a 70 anni da Hiroshima e Nagasaki, via le armi nucleari


All’Angelus Papa Francesco ha ricordato anche che 70 anni fa, il 6 e il 9 agosto del 1945, avvennero i "tremendi bombardamenti atomici" su Hiroshima e Nagasaki. “Questa triste ricorrenza – ha detto - ci chiama soprattutto a pregare e a impegnarci per la pace, per diffondere nel mondo un’etica di fraternità e un clima di serena convivenza tra i popoli”. Ascoltiamo le sue parole:

“A distanza di tanto tempo, questo tragico evento suscita ancora orrore e repulsione. Esso è diventato il simbolo dello smisurato potere distruttivo dell’uomo quando fa un uso distorto dei progressi della scienza e della tecnica, e costituisce un monito perenne all’umanità, affinché ripudi per sempre la guerra e bandisca le armi nucleari e ogni arma di distruzione di massa (…) Da ogni terra si levi un’unica voce: no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace! Con la guerra sempre si perde. L'unico modo di vincere una guerra è non farla!”.

E stamani, nel Parco della Pace a Nagasaki, si sono svolte le commemorazioni per  il 70.mo anniversario del bombardamento atomico statunitense che uccise circa 80mila persone. Il premier Abe ha ribadito la sua richiesta per un mondo senza armi nucleari ma è stato contestato per la svolta impressa dal suo governo che intende modificare la Costituzione pacifista: la Camera bassa di Tokyo ha già approvato due leggi che autorizzano le proprie forze armate a combattere all'estero, a sostegno di missioni di pace internazionali e per auto-difesa. Al microfono di Roberta Barbi il presidente dell’istituto di Ricerche internazionali di Archivio Disarmo, Fabrizio Battistelli, fa il punto sulla non proliferazione e sull’obiettivo del disarmo:

R. - La situazione in questo momento è positiva per alcuni versi. L’accordo fra i 5+1 e l’Iran ha rappresentato una vera e propria svolta sul tema del controllo degli armamenti nucleari e, soprattutto, sulla prevenzione di una possibile proliferazione, cioè di quel processo mediante il quale Paesi che non sono autorizzati a sviluppare le tecnologie militari in campo nucleare, invece, violando le norme internazionali, lo fanno. Abbiamo avuto la Corea del Nord; India e Pakistan sono ormai delle potenze nucleari di fatto e tutto fa credere che anche Israele sia dotato di una quota di testate nucleari.

D. - Kerry qualche giorno fa in occasione dell’anniversario della prima bomba, quella di Hiroshima, ha ribadito quanto sia importante l’accordo recentemente raggiunto con l’Iran in tema di nucleare proprio affinché certi fatti non si ripetano …

R. - Non si può che essere d’accordo con il segretario di Stato americano. Tutti concordano nel ritenere l’accordo con l’Iran come un grande passo in avanti. Stupiscono anche alcune critiche che sono state mosse: mi sembra, piuttosto, un importantissimo passo in avanti nella direzione di una prevenzione della proliferazione nucleare.

D. - Le armi atomiche sono ancora una minaccia per il mondo?

R. - Sono assolutamente una minaccia per il mondo. Il Trattato di non proliferazione prevede un duplice processo: da una parte il blocco della proliferazione; contemporaneamente a questi Paesi lo stesso trattato offre la possibilità e l’impegno che i Paesi nucleari procedano a misure di disarmo nucleare, nel senso di una riduzione delle testate nucleari disponibili e, soprattutto, la rinuncia a nuove tecnologie anche di vettori: la rinuncia, dunque, ad ampliare i loro arsenali. Potenzialmente il mondo è sempre vulnerabile.

D. - Recentemente ha fatto scalpore la discussione di una proposta di legge sull’allentamento delle restrizioni alle forze armate proprio in Giappone, dove la pace è un valore difeso a livello costituzionale …

R. - È un precedente inquietante. È una brutta notizia il fatto che proprio il Giappone, che aveva seguito una linea molto rigorosa di disarmo e di astensione nei confronti della corsa agli armamenti, anche per tanti motivi di politica internazionale a livello regionale – leggi la competizione con Cina, Paese sempre più emergente – rinunci a questa sua posizione pacifista che tradizionalmente ha seguito per 70 anni.

D. - Secondo un sondaggio in Giappone al di fuori di Hiroshima è Nagasaki il 70 percento delle persone non ricorda neanche le date delle bombe …

R. - C’è una vera e propria cospirazione del silenzio, una vera strategia di rimozione della memoria collettiva che evidentemente mira a far dimenticare la terribile lezione dell’agosto del 1945. Forse bisognerebbe realmente chiedere alle Nazioni Unite, all’Unesco, alle agenzie che si occupano di educazione, di promuovere delle campagne non soltanto in Giappone, ma anche nei Paesi occidentali e nei Paesi emergenti.

D. - Stando ad alcune interpretazioni le bombe sono servite a terminare prima la guerra, ma a un prezzo altissimo di vite umane …

R. - Lo sganciamento delle due bombe su Hiroshima e Nagasaki è stato sì l’ultimo atto della Seconda Guerra Mondiale, ma è stato anche l’inizio della  Terza Guerra Mondiale: la Guerra Fredda. Quindi questa è un’interpretazione tragica ma non del tutto infondata.

D. - Sono passati 70 anni da allora. Quale monito resta, oggi, della tragedia di Nagasaki?

R. - Quello sui limiti dell’azione umana. Ogni volta che l’uomo dimentica i propri doveri nei confronti degli altri uomini e nei confronti della natura, può dimenticare tutto il resto; può dimenticare la sua natura umana, i limiti alla propria azione che noi uomini, a differenza di altre specie, possiamo trovare solo in noi stessi.








All the contents on this site are copyrighted ©.