2015-08-08 13:32:00

Emergenza migranti in Grecia. L'Onu: situazione vergognosa


Atene chiede aiuto all’Unione Europea per l’emergenza immigrati. Nel solo mese di luglio sono arrivati in Grecia quasi 50 mila profughi e il premier Tsipras domanda: "E' l'Ue della solidarietà o quella che cerca di proteggere i suoi confini?". La cosiddetta “rotta greca” è in costante crescita. Profughi arrivano dal Medio Oriente e dall'Africa in Turchia per poi raggiungere le vicine isole greche nel Dodecaneso. I migranti sono distribuiti in nove centri di accoglienza. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha parlato di “situazione vergognosa”, mentre l’ong Save the Children denuncia la mancanza di cibo e di condizioni sanitarie sufficienti, come spiega il direttore generale della sezione italiana Valerio Neri, al microfono di Michele Raviart:

R. – Abbiamo visto la situazione estremamente drammatica: migliaia di persone senza nessuna protezione né fisica né psicologica. Per fisica intendo senza tende sotto le quali ripararsi, senza acqua da bere, senza vitto né alloggio, senza alcuna protezione, psicologicamente esposti a paura, fame… E visto che noi siamo “Save the Children” la preoccupazione per i bambini è massima.

D. – Quanti sono i bambini nei centri di accoglienza e che cosa rischiano?

R. – Ci sono migliaia di bambini spesso accompagnati dalle famiglie. Invece è minore il numero dei non accompagnati: per esempio in giugno sono arrivati 4.800 bambini, ma soltanto 86 non accompagnati. Inoltre – aggiungo – c’è una mancanza totale di igiene, probabilità altissima di dissenterie e di infezioni: penso alla scabbia o ad altre forme di malattia che si trasmette per contagio di pelle, di sporcizia, dato che sono persone che non si lavano da chissà quanti giorni. C’è una situazione drammatica: non saprei come altro definirla!

D. – Da dove arrivano i profughi che secondo le vostre stime potrebbero diventare 200.000 entro la fine dell’anno?

R. – In gran parte sono siriani, poi del Corno d’Africa, Somalia ed Eritrea. E c’è anche una componente afghana abbastanza importante. Su 75.000 persone, 16.000 nel nostro assessment erano afghani, e poi una parte Somalia e una parte Eritrea; ma 44.700, quindi quasi il 60% e più, sono siriani.

D. – Nel Dodecaneso ci sono nove centri di accoglienza: voi li avete definiti “centri di detenzione”. Perché una definizione così dura?

R. – Un posto in cui non si ha protezione, non si hanno i generi alimentari e igienici di base, non si può uscire, si è costretti a stare, non c’è nessuna possibilità di scappare: bambini, famiglie, messi vicino ad adulti estranei, vivendo in una situazione di così grande confusione e bisogno… Non saprei come altro definirlo se non detenzione!

D. – In questi giorni distribuirete kit igienici, pannolini, cibo: di che cosa c’è bisogno?

R. – L’Europa deve intervenire quanto prima. Noi ovviamente stiamo intervenendo: arriveremo in Grecia - ci stiamo organizzando - per portare ogni tipo di soccorso possibile, però, per quanto lo faccia “Save the Children” o per quanto possano tentare di farlo altre agenzie delle Nazioni Unite o consimili, è il governo greco, e anche l’Europa dietro al governo greco che deve dare almeno un sollievo a questa situazione! Stavo per dire una “soluzione”, ma dato l’egoismo estremo in cui - tutti noi vediamo - si dibatte l’Europa, io sinceramente in questo momento la soluzione non credo che l’Europa la troverà.








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