2015-08-07 14:12:00

'Divorziati risposati': non solo accogliere, ma accompagnare


 

"Quello che manca nelle nostre comunità, nei confronti di chi, dopo il fallimento del matrimonio sacramentale, ha stabilito una nuova convivenza, non è tanto l'accoglienza, quanto l'accompagnamento. E' una mancanza grave perché si tratta del cammino reale più adatto per affrontare queste situazioni pastorali". Don Juan José Pérez Soba, ordinario di teologia pastorale del matrimonio e della famiglia al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II (Pontificia Università Lateranense), prende spunto dalla catechesi di Papa Francesco all'udienza generale del 5 agosto, per puntualizzare alcuni aspetti dell'accoglienza della cosidette 'famiglie ferite' che saranno affrontati anche al prossimo Sinodo. 

Il timore di non essere accolti

"L'accoglienza che il Papa raccomanda nei confronti delle persone che, in seguito a un fallimento matrimoniale irreversibile, hanno intrapreso una nuova unione, è - per la mia esperienza - abbastanza diffusa nelle comunità cattoliche", commenta Pérez Soba. "C'è ormai una coscienza diffusa che queste persone abbiano bisogno di vicinanza da parte della Chiesa". "Il vero problema è che queste persone hanno spesso paura di non essere accolte e perciò non si avvicinano alle comunità parrocchiali per timore di ricevere un rifiuto. Per questo la Chiesa deve fare uno sforzo particolare di vicinanza amabile nei loro confronti e questo non sempre viene fatto". 

La testimonianza delle altre famiglie

"Con molta saggezza nella sua catechesi - continua lo studioso dell'Istituto Giovanni Paolo II - Papa Francesco ha ricordato che non dovrebbero essere solo i sacerdoti o le istituzioni ecclesiali a farsi prossimi a queste persone, ma soprattutto le altre famiglie cristiane che dovrebbero concretamente testimoniargli questa accoglienza ecclesiale".

La posizione della Chiesa

 Francesco ha ribadito che queste persone, i cosiddetti 'divorziati risposati', "non sono scomunicate". "Credo che ormai questa convinzione sia radicata nella Chiesa", commenta il prof. Pérez Soba. "Tante volte, invece, tra persone che sono lontane dalle comunità ecclesiali c'è l'idea che chi stabilisce una nuova convivenza dopo un fallimento matrimoniale sia scomunicato". "Quella che manca, ancora, è una chiara conoscenza di quella che è la posizione della Chiesa in questi casi". "Non c'è nei loro confronti nessuna scomunica: la Chiesa li accoglie, non sono esclusi dalle comunità ecclesiali". 

Accompagnamento e itinerari penitenziali 

"Un aspetto diverso è invece quello dell'accesso ai sacramenti - puntualizza don Pérez Soba, perché - come ha ricordato il Papa in questa catechesi - queste persone si trovano in una situazione che 'contraddice il Sacramento cristiano'. Va dunque chiarito che l'impossibilità di accedere a Eucaristia e Riconciliazione non significa essere esclusi della comunità".  

Don Pérez Soba torna, a questo proposito, su uno degli aspetti più dibattuti al Sinodo straordinario sulla famiglia dello scorso ottobre che sarà nuovamente affrontato nel prossimo Sinodo ordinario. "Credo che i padri sinodali abbiano trovato un accordo sul fatto che per guidare i 'divorziati risposati' all'eventuale accesso ai sacramenti vadano creati degli itinerari penitenziali", spiega. "Al di là dell'accoglienza - di cui parla giustamente qui il Papa - è necessario anche l'accompagamento di queste persone. Come ha ricordato Francesco serve poi 'discernimento', non si possono creare regole generali valide per tutti, ma affrontare caso per caso". Secondo lo studioso spagnolo: "servono itineari di accompagnamento che senza mutare la dottrina, facciano capire a queste persone qual è la loro situazione alla luce del Vangelo e ciò che Dio gli chiede per convertirsi". "Così, non essendo isolate, possono trovare nella comunità dapprima una vera partecipazione alla vita cristiana e poi una vera conversione che possa, con le condizioni adeguate di rispetto al vincolo matrimoniale anteriore, portarli all'accesso ai sacramenti". "Ma sono itineari di accompagnamento non ancora sufficientemente diffusi nella nostre comunità", spiega il prof. Pérez Soba. Ed è una mancanza grave".  








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