2015-08-06 10:12:00

Niger: riprendono vita parrocchie distrutte da violenze anticristiane


“Stiamo ricostruendo le chiese con i nostri mezzi e grazie alla generosità di tanti”: è con il sostegno di cristiani e non che in Niger stanno risorgendo, nelle diocesi di Niamey e Zinder, i luoghi di culto incendiati all’inizio di quest’anno da gruppi di integralisti islamici. A parlarne, in una lunga intervista pubblicata da linfodrome.com, è mons. Michel Cartatéguy, arcivescovo emerito di Niamey. Descrivendo l’avanzamento dei lavori, il presule ha spiegato che nelle parrocchie distrutte i restauri stanno procedendo poco alla volta. Saranno necessari 3 milioni di euro per recuperare la chiesa di Zinder e le 6 di Niamey arse dalle fiamme, saccheggiate, derubate e profanate; fino ad ora con le donazioni è stato coperto il 30 per cento delle spese previste.

Turbati dalle violenze, ma cristiani continuano a partecipare alle celebrazioni
Mons. Cartatéguy racconta che gli avvenimenti del gennaio scorso hanno turbato molto i cristiani, soprattutto perché le buone relazioni instaurate nel corso di questi anni con la comunità musulmana non facevano temere tensioni o minacce alla pacifica convivenza interreligiosa. Per questo, secondo il presule, le violenze dei mesi scorsi sono frutto di un integralismo islamico che non nasce in Niger, ma altrove. Per mons. Cartatéguy si tratterebbe di correnti integraliste provenienti da altri Paesi, anche attraverso predicatori stranieri, che avrebbero cambiato la mentalità della gente. E nonostante le violenze anticristiane abbiano seminato tanta paura, aggiunge l’arcivescovo, i fedeli hanno continuato a radunarsi ed a prendere parte alle celebrazioni organizzate sulle ceneri delle chiese bruciate. Anzi: alcuni cristiani che si erano allontanati sono tornati a partecipare alla vita della comunità cattolica.

Nella giovane Chiesa del Niger si contano oggi circa 25mila fedeli
Nell’intervista, mons. Cartatéguy spiega, poi, che oggi nelle diocesi di Niamey e Zinder si contano circa 25mila cristiani cattolici battezzati e che di questi quasi 6 mila sono nativi del Niger, mentre gli altri sono originari del Benin, Burkina Faso, Togo e Costa d’Avorio. I primi missionari sono giunti nel 1929. I sacerdoti diocesani sono una ventina - non tutti autoctoni - mentre sono una dozzina i seminaristi in formazione nel Burkina Faso; il Niger non ha infatti ancora un seminario così come la Costa d’Avorio, sicché la Chiesa locale è sostenuta da quella burkinabè.

Le violenze in Niger esplose anche per l’influenza di Boko Haram
Secondo mons. Cartatéguy le violenze esplose in Niger scaturirebbero anche dall’influenza esercitata da Boko Haram e sarebbero anche una forma di rifiuto delle ingerenze dell’Occidente “nelle questioni africane”. “Ci sono forme di democrazia occidentale che si vogliono imporre ovunque – afferma il presule – Ciò provoca in Africa una certa ostilità verso l’Occidente. È questo odio contro i Paesi occidentali che giustifica questa complicità o, piuttosto, per non usare una parola troppo forte, questa tolleranza verso Boko Haram”. Ora le due diocesi di Zinder e Niamey stanno tornando alla normalità; l’attuale arcivescovo di Niamey, mons. Laurent Lompo – per 13 anni stretto collaboratore di mons. Cartatéguy – sta proseguendo il lavoro cominciato dal suo predecessore, parla diverse lingue ed è molto vicino alla gente. (T.C.)








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