“Come i discepoli di Gesù, che divennero messaggeri di riconciliazione dopo avere superato ogni paura, fai sì che tutti noi che ci chiamiamo cristiani possiamo compiere i doveri a cui ci chiama il ministero della riconciliazione”. Con questa invocazione si conclude il testo della preghiera comune preparata dal Consiglio nazionale delle Chiese di Corea e dalla Federazione cristiana coreana per l’annuale Domenica nazionale per la pace e la riunificazione delle due Coree.
La solidarietà del Consiglio mondiale delle Chiese con il popolo coreano
La giornata viene celebrata ogni anno dai cristiani
coreani nella domenica che precede il 15 agosto, data dell’anniversario della liberazione
del Paese, allora unito, dal Giappone, e quest’anno cade il 9 agosto. Alla preghiera
sono stati invitati ad unirsi tutti i membri del Consiglio Mondiale della Chiese (Wcc/Coe)
nel quadro del “Pellegrinaggio per la giustizia e la pace” indetto nel 2013 dalla
sua 10.ma Assemblea generale nella città sudcoreana di Busan. In quell’occasione,
il Wcc aveva adottato una dichiarazione sulla pace e la riconciliazione della Penisola
coreana impegnandosi “ad accompagnare i coreani del Nord e Sud nella loro lotta per
la giustizia, la pace e la vita”. Come evidenziato da Peter Prove, direttore della
Commissione del Wcc per gli affari internazionali, l’adesione delle Chiese cristiane
del mondo alla giornata di preghiera vuole essere “un significativo gesto di solidarietà”
con il popolo coreano, la cui divisione “è una delle grandi sfide politiche e spirituali
del nostro tempo”.
L’invocazione al Signore a convertire tutte le menti per la riconciliazione
Quest’anno, inoltre, la giornata cade nel 70.mo anniversario
della liberazione dal Giappone nel 1945 e nel 65.mo della Guerra di Corea che avrebbe
sancito la divisione del Paese lungo il 38.mo parallelo, nel 1953. Come si legge nel
testo della preghiera, a 70 anni di distanza la pace in tutta l’area continua ad essere
minacciata dagli interessi delle superpotenze, tra cui lo stesso Giappone, che continuano
a “soffiare sul fuoco di questa crisi”, ostinandosi nel perseguire la corsa agli
armamenti e siglando accordi di collaborazione militare. “Invece di tenere scambi,
comunicare gli uni con gli altri e di collaborare per la riconciliazione – si legge
- si continua a perseguire questa folle politica che consolida il muro della separazione”.
Di qui l’invocazione al Signore a convertire tutte le menti per una Corea finalmente
riconciliata. (L.Z.)
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